Anomia (1995-1998)

                                 
Anomia (1995-1998)






In copertina:  sulla luce, l'ombra, il dinamismo...(fogli da disegno sospesi) Piero Simoni 2005

"Anomia (1995-1998)" di Piero Simoni
febbraio 2009
www.goldenpress.it
info@goldenpress.it
Golden Press - Via Polleri 3 - 16125 Genova



 Da "Anomia" (1995-1998), pubblicato dalla GOLDEN PRESS 

vincitore del Premio editoriale "L'Incontro" 2008




1995

gli altri
sono così lontani da te
chiusi ognuno nelle loro case
schivi e frettolosi
ostili
quando gli passi accanto


poi una parola

un momento

e scopri che qualcuno ti notava
in segreto ti era vicino



 * * *
mi scorgo nello specchio

e rivedo un po’ i tuoi lineamenti

quell’espressione dolente ma fiera
quell’aria sognante
i capelli bianchi



mi rivedo nella maturità

sempre più simile

alla tua minuta figura
di donna anziana e fragile



rivedo te madre nel mio viso

nella mia anima

ora che da un po’ sei mancata
mi rivedo in te
nel tuo ricordo
e ne sono felice
perché tu vivi ancora in me


 * * *

la grata della finestra comune

il ponte di ferro sul fosso

il nostro scomparto nel capannone
subito dopo la guerra
io bimbo e tu madre
nei tuoi migliori anni



quella strada ancora oggi umile

in un mondo diverso

quell’aria e questo ricordo che ci unisce
ora che non ci sei
ogni volta che torno


 * * *

ti guardi allo specchio grande

nella tua stanza del ricovero

vestita un po’ goffamente
col soprabito nero sulle spalle
con la tua figura consunta
ti guardi nella penombra
toccandoti appena i capelli bianchi
con un pizzico di antica civetteria
accettandoti infine come sei



ed io in silenzio ti vedo madre

indifesa come una bimba

come una donna anziana
grandiosa per le tante battaglie
con i tuoi occhi buoni e pazienti
ti vedo in silenzio
incapace di restituirti gli anni
i momenti



 * * *
il vento

quello che ti dicevo

quello che porta la primavera
il salmastro del mare
ma sempre docile
come il sole di fine aprile
che illumina gli alberi
già colorati di verde
nei verdi contro il cielo


 * * *

ritrovai nel cruscotto della macchina

una rosa seccata della tua passata

che avevi per la prima comunione figlia


un sicuro avvertimento

della crudeltà del tempo

che allora non seppi cogliere


 * * *

gli angoli dimessi degli operai


dove facevano merenda

e fumavano una sigaretta
fra le macchine oleose
i bagni in comune
le stanze sovraffollate per spogliarsi



il reparto di lavoro

fra i veleni e l’alienazione

per un pezzo di pane a casa
con il sorriso obbligato



 * * *
si camminava ragazzi innamorati


per le strade della città

guardando e giudicando a destra e a manca
quasi che fosse tutto nostro



non avevamo invece niente

si andava però felici

ricchi del nostro amore
e di tutto il tempo a venire







1996


ho visto disegnata
nella voce rotta dall’emozione
negli occhi umidi
di un amico canuto
nell’assurdità della domenica festaiola
nella precarietà che mi ha invaso
nel gelido che ti prende


ho rivisto disegnata la morte

la morte improvvisa di sua moglie

la morte


 * * *

ho cercato di cogliere le foglie

che cadevano dagli alberi

dai platani lungo il marciapiede
nelle strade grandi di periferia
le foglie di questo ottobre
che si staccano e ondeggiano
nell’aria umida ma non ancora fredda
sospinte dal vento



ho cercato di cogliere i giorni

che cadevano dal cielo e si infittivano

perduti nell’archivio della memoria
i giorni di questo ottobre
che si staccano e ondeggiano
nell’aria umida ma non ancora fredda
sospinti dal vento


 * * *

ci sono uomini


che subiscono ogni sopruso

sia nel lavoro
quando lavorano
sia nel sociale
sono uomini che sanno stare composti
in una protesta silenziosa
piena di dignità



soffrono e muoiono

ma non si piegano

li vedi al margine di ogni contesto
umili e poveri
ma sono molto più grandi
sono molto più forti
dei loro oppressori


 * * *

nell’anonimato della mensa del lavoro


nei cibi un po’ uguali

nei discorsi convenzionali
mangio a fine pasto
il pane con la mela
come facevo da ragazzo
nei pomeriggi del collegio



il pane e la mela

memoria e gratificazione

oggi come allora
bacio intimo della natura
nel grigio del tempo imposto


 * * *

mi ero ripromesso il paese

la vita quieta

il pane buono del fornaio
le passeggiate della campagna intorno
le ore lente scandite dal duomo
una pace interiore



invece la città mi prende

con i suoi impegni obbligati

con i suoi rumori e i suoi veleni
con il pane gommoso del supermercato
le passeggiate che non puoi fare
le ore accelerate che ti sfuggono





 

1997

nella piccola casa popolare
i semplici mobili disuguali
e il lavoro di servitù
negli alloggi dei signori

eppure era la “casina”
rifugio di tante giornate alle “intemperie”
per te che eri sola
e il sogno di una casa vera
con il bimbo cresciuto a vegliare

ironia della sorte
gli ultimi anni
troppi anni del tuo tempo
trascorsi in un ricovero per malattia
fra tanti sconosciuti
nel dolore di chi
è al tramonto



 * * *
a marzo le gemme e i butti delle piante
nel sole ancora morbido della campagna
si rinnova l’inno alla vita
ed anche gli uomini
che vengono dal letargo televisivo
e dal lavoro totalizzante
rispolverano la bicicletta
e si spingono nelle zone limitrofe
in una libertà controllata
minacciata



* * *
percorro la strada del lavoro periferica
quella che costeggia i campi
con la bicicletta ostinato
come gli operai di una volta
controcorrente
contro il traffico che ruggisce nel centro
contro la frenesia e la competizione cittadina
schivo e lontano
come i papaveri al bordo di un campo
come lo sono tanti emarginati
che appaiono sconfitti
relitti della società
ma che forse sono i nuovi giusti


 
1998

il vento soffia gentile
e mi riporta il ricordo fresco
della tua voce
della tua buona azione

eravamo solo confinanti
alla terra collinare
con storie lontane
eppure sapesti essere altruista
m’insegnasti i segreti dell’innesto
la potatura dell’ulivo
manifestasti con la tua disponibilità
l’amore che hanno in dono le persone semplici

il vento soffia gentile
e mi riporta il ricordo fresco
della tua voce
nella tua assenza
sempre prematura


  
 * * *
al 92 di Borgo
ora c’è una sartoria
di due giovani
dove era un falegname
accanto un’anziana
con un piccolo alimentari
chissà chi prima di loro

tutti passano
come in un albergo
si alloggia per un periodo
nella casa di una certa strada
poi si cambia
si va via
si sparisce