Antologia Aperta 3


Antologia aperta 3 

 In questo testo sono presenti nove componimenti del 2009 con l'unico titolo IL VIALE DEI PLATANI AL PARCO





Edizioni del Calatino  -  luglio 2010  -  ISBN  978-88-905159-0-3
samperieditore@libero.it
Via Dante 23,  95040 Castel di Iudica - Catania




Piero Simoni

IL VIALE DEI PLATANI AL PARCO
(poesie 2009)

I
il pino dal grande tronco fra le frasche d'alloro
ritrovo dei nostri primi baci alla villa Fabbricotti
quando ragazzi alla scuola dell'obbligo ci prendemmo
quante giovani coppie ha abbracciato
è ancora lì ora maestoso
che passo al giardino canuto come gli anziani
a consumar nei ricordi le ore
a cercar nell'aria nuova il sorriso
e del tempo passato faccio rendiconto
in alterne vicende impegnato
che certo per l'aldilà non contano
ma pur dovendo sottostare
dei fiori ho colto
ed altro per il rimpianto vorrei

il pino dal grande tronco ora maestoso
con occhi benevoli mi guarda
facendo cenno alla vita degli uomini
che è simile a quella degli alberi
e come loro va presa
i frutti ad ogni stagione si rinnovano
a lungo negli anni
finché solo il verde è il vestito
rimanendo in gioia comune
più spogli ad ogni anno
sciupati i rami ammaccato il tronco
non vi è paura né tormento
fino al naturale spegnimento


II
la pioggia di fine agosto presente

ancora una volta
prima di ripartire dal paese
con la valigia da fare
forte e copiosa mi fa attendere
nel percorso alla macchina un po' mi bagno
ma non è un dispiacere
la gente si ripara liberando le vie
tutto il cielo è scurito in uno spettacolo d'altro colore
il luccichio dell'acqua sui tetti
dalle terrazze nelle vie pietrose
e il fluire al centro corrente
il vento a giocherellare
a schizzare i passanti con l'ombrello
le cascate dalle grondaie intasate dai piccioni
poi la quiete o il rallentamento
un sapore fresco di umido
un piacere segreto che mi inebria
compagna della memoria
venuta ad abbracciarmi
e nel lungo bacio del saluto
il rinnovato amore della natura
mai dimenticato


III
vi è un paese da qualche parte ho visto
avvolto nella nebbia al mattino
dalla pioggia dell'autunno bagnato
le ore scandite dalle campane
l'aria odorosa di fresco del monte Amiata
dove la gente si parla nel silenzio delle contrade
neanche la televisione fa da stordimento
l'amicizia è quella in anni coltivata
di chi divide gli stessi vicoli
e i piccoli di ciascuno ha visto crescere
le botteghe lungo la via del corso
con i prodotti di una volta mantenuti
la tradizione la festa
la fisarmonica il ballo in piazza
armonia sotto le stelle
in simpatico convivio d'appuntamento
il tempo rallentato dalle brutture immacolato
l'odore dei camini
nelle vie strette che sono di storia antica
sembra una favola di immaginazione costruita
nella globalizzazione dei mercati
sfrecciare e rotolare delle auto nelle superstrade
la migrazione di gente disperante

vi è un paese da qualche parte ho visto
dove sulla collina
al cielo chiaro bianche le nuvole disegnate
fa la gente più vicina


IV
vidi il molino del paese antico che ero giovanissimo
con dei parenti casualmente
la farina e la macina il nastro trasportatore
l'odore caratteristico e il bianco
ancora funzionante con una famiglia in gestione
in un caseggiato appena fuori dalle mura
allora che dall'amore ero preso
poco ci badai

ora che è passato tanto tempo
il paese tutto un altro
con i turisti a rinvigorire il bilancio comune
ma di quel che era più non c'è nulla
anche il molino spento da tempo
avvolto dal verde scomposto
la scritta sul  muro di lettere monca
i muri pietrosi segnati dall'abbandono
il cancello al muro di cinta
consunto anch'esso dall'erba avvolto
in un silenzio triste che sa di pianto
di morte apparente
in fronte alla val d'Orcia
che muta accoglie ogni ora del giorno
alla luce riflessa e al vento di ogni stagione
fra le sue grandi braccia aperte


V
il vento di settentrione al paese
al settembre carico delle promesse d'autunno
fa rumore fra le foglie nel bosco di Porciano

odora delle querce dei cipressi
con l'aria ancora calda
si tinge di ogni verde
sradica le foglie dei tigli dell'ippocastano
che sono colorate di ruggine
sventola le bandiere della festa ormai finita
i capelli chiari del piccolo nipote
il suo grido di gioia per la contrada vittoriosa
il vento di settentrione a momenti più forte
pare gridare poi sussurrare
fra il percorso amico del percorso dei giorni
sulla val d'Orcia estesa
nelle ondulazioni mutanti la veste
alla luce delle ore
sulla terra arata al sole per la coltura
il vento
con la voce della madre dolente
l'amore giovanile alla scuola
nella navigante lontananza
della figlia allora dipendente
gente di Poggetti
dove nei campi erano le sue ore
ed io in movimento senza guardarmi
fra loro con il sorriso di bimbo
in seguito adulto fra gli adulti stonato
fra i rami in movimento al cielo nascosto
solo con la natura baciato


VI
i platani centenari dal fusto maestoso
altissimi e un po' spogli al settembre
per il sole l'aridità dell'estate
riuniti in un gruppo a forma di viale
colorano il cielo di giallo e di verde
trafitte le foglie dai raggi del sole
come fosse di luci una festa
armonia con le linee dei rami
il silenzio fra tutti i verdi del parco

nello spazio infinito del cielo
ogni foglia ha il suo posto
di quiete il firmamento del mondo
per l'umanità di veleni intorbidita
che di questo coro
del suo insegnamento di convivenza
non ne fa tesoro


VII
all'adunata
in riga si doveva stare prima del refettorio
del riposo nella camerata
quando ci si apprestava per la scuola
in silenzio composto
di piantone quando si era in punizione
nel collegio del dopoguerra

incolonnati sull'asfalto per il lavoro obbligati
e nei viaggi periodici per proprio conto
della distanza altrui rispettosi
degli ammiccamenti dei cartelli attenti
per evitare puntuali incidenti

i platani di lunga data
disposti al viale al parco di tutti
ordinati e silenti al sole mattutino di settembre
le cime docilmente ondeggianti
lungo il percorso dei passi
guida all'azzurro
alla luce che fra i rami le foglie si intravede
e brilla ogni colore in cielo


VIII
ci incontrammo per caso sul marciapiede
come fra tanta gente ci sfiora
io che non ti avevo riconosciuto
per la tua figura rinsecchita dimessa
lavoravamo insieme nella stessa ditta industriale
ora tutti e due a riposo

il tuo sguardo triste mantiene quell'arguzia che conoscevo
sei pacato nell'espormi i tuoi pensieri
nostalgico del lavoro passato
eppure impegno umile di autista sul camion
sempre la stessa linea di scorie da portare
i malanni ti hanno un po' piegato
minato il tuo sorriso
pensi al tempo che è solo "passato"
alla fine avvenire

vicino a te sento il tuo disagio
che mi pare un lamento
lavoravo anch'io con convincimento e lena
ma non ho ora alcun rimpianto
il tempo che mi è piovuto addosso
cercato ogni momento del lungo peregrinare
ora dà parvenza di libertà 
e mi restituisce ai più intimi pensieri
facendomi passare più veri i momenti
del tempo futuro non ho eccessivo timore
avendo da consumare il presente nuovo
unito al passato nella mente da ricominciare
e il sole
prima dalle vetrate dell'impianto a lungo nascosto
ora posso come da ragazzo guardare


IX
il viale dei platani al parco
cinto da muri e siepi alle auto recluso
nella prima pioggia di settembre
mostra i tronchi inumiditi di scuro e di chiaro
i rami altissimi che in cielo si intrecciano
parendo con lo sguardo dall'origine un tempio
dove la natura è sacrale
con la luce che anche ora in alto illumina
verso la meta dell'aldilà
le foglie che ancora popolano i rami intercalati
suonano al tintinnio dell'acqua
e al frusciare di un po'di vento
a terra quelle senz'anima colorano già d'autunno
quasi non vi è nessuno in giro
e il cielo del mattino che si spegne
mutando con i verdi l'accostamento del fondo
è voce che dopo lungo tempo io ritrovo
è pace che ha un unico suono
d'amore della natura in dono

nell'aria che si mantiene al plumbeo
poi rumoreggia il tuono
squarciano i lampi in un timore
più forte ora è il vento con la pioggia dirompente
non si scorge più a breve distanza
la sua forza mostra tutta intera
ne ha ragione dopo lunga assenza
al riparo nel caseggiato monumentale
biblioteca dei giovani allo studio
la guardo amabile anche nel suo volto irato
la sento nei panni umidi e nelle scarpe flosce
nell'intorno che mi inebria
la sua mano sulla mia spalla
abbraccio d'amore eterno