Immagine lugubre




( Menzione d'onore al concorso internazionale A.L.I.A.S. 2011)

pubblicato nell'antologia "Alle radici dell'essere"




A.L.I.A.S. EDITRICE - ottobre 2011 - ISBN 978-0-9803044-5-9
a cura di Giovanna Li Volti Guzzardi
giovanna@alias.org.au
www.alias.org.au 
29 Ridley Avenue - Avondale Heights 3034
Melbourne - Victoria - Australia


Immagine lugubre

Al mattino di uno di questi giorni, con l'aria stranamente mite visto che siamo verso la fine di novembre, vedo sul marciapiede venirmi incontro, non certo per parlarmi, ma solo perché come me stava camminando per la sua strada, un tipo che di vista conosco, anzi in passato conoscevo bene per la comune frequentazione dei nostri figli alle scuole elementari. Ha quasi la mia età, se non ricordo male è dello stesso mio anno di nascita, fra me e lui ci corrono solo dei mesi, non ricordo a favore di chi. Mi viene incontro sul marciapiede in una delle vie traverse vicino alla casa dove abito, siamo tutti e due pensionati: quasi camuffato, con gli occhiali scuri, anche se il sole non è poi tanto, il cappello a visiera di stoffa incassato, il passo incerto, tutta l'aria che ha è di anziano, di chi si è assuefatto alla sua condizione di pensionato, come una ineluttabile condanna; somigliante ad un barbone, di quelli che si lasciano andare, che sono ai margini della società e vivono sotto i ponti, e in effetti ha la barba bianca con striature nere, piuttosto lunga, trascurata; il soprabito un po' sdrucito, grigio o scuro, passato a dir la verità, con le mani in tasca di nessuna competenza, non fa così freddo, ma non ha nulla da tenere in mano, neppure un giornale, il quale gli avrebbe dato un certo interesse agli eventi contemporanei quotidiani, che lui certo non ha. quell'aria da povero, da frustrato messo all'angolo, molto più vecchio del suo reale tempo. in effetti non ha molti anni, come me del resto, da poco sono andato in pensione, per anzianità di servizio, non per vecchiaia. Lo guardo, sempre più ingrandito nella figura che si avvicina, sempre più visibile, sentendo un turbamento crescente dentro di  me; che io sia come lui, che io faccia agli occhi degli altri, visto che ho la stessa età, la stessa figura? Peggio ancora, al di là della figura, che proprio non conta niente, per me non ha importanza, dentro, nell'animo, nella psicologia sono come lui? Questo mi terrorizza, mi spaventa, anch'io sono un morto che cammina, come in giro se ne vedono tanti, gente che alla soglia di una certa età non ha più nulla da chiedere alla vita, non ha più slanci, creatività, sogni? io, per l'amor di Dio non sono così, io ho voglia di vivere, mi interesso di molte cose, soprattutto ho ancora molto da fare, anche se, qualche sentore, qualche avvertimento di vulnerabilità, di precarietà, di situazione diversa, non più riconducibile al passato, nel mio corpo l'ho avvertita: basta pensare alla vista abbassata, ai capelli persi, alla forza muscolare diminuita, alle dolenzie ossee, a una certa mancanza di adesione ai coinvolgimenti più diffusi che, sotto il profilo  mentale, mi fanno essere forse di un altro tempo, non più in linea con il presente, né tantomeno al futuro, come: i cellulari, il computer, che proprio non accetto. Non vorrei essere così, qualcosa in me si ribella, sono certo di non essere così; mentre ora ci sfioriamo e mi saluta sfuggente, come fosse di corsa, di passaggio, quasi a non volersi far vedere, senza nessuna voglia di parlare, di confrontarsi. Anch'io non voglio parlare, soprattutto voglio mettere bene la distanza fra me e lui, voglio che ci sia una netta separazione fisica, e, rispondendo al saluto brevemente, dò a vedere di aver altrettanta fretta, nel caso ci fosse stato mai il tentativo, da parte sua, di fermarsi a parlare; il suo è uno sguardo, un atteggiamento di chi non vuol farsi vedere, temendo di essere, nei confronti non solo miei, ma di tutti, in inferiorità. Allungo il passo per distanziare quell'immagine fosca, lugubre, per sentirmi più energico, differente dal suo camminamento che appare più un vagolare, uno sbandare. Mi prefiggo di mantenere il passo veloce fino alla mia destinazione, l'ufficio postale che si trova in centro, e così anche al ritorno, in modo che mi serva da movimento, quasi di allenamento; una pratica che cerco di svolgere ogni giorno, con ogni pretesto di commissioni familiari, per mantenere un minimo di tono fisico visto che, a detta dei medici, basta camminare un'ora al giorno per stare in salute; cerco anche di impegnarmi nelle vicende della casa in modo da non essere mantenuto, svolgendo alcuni incarichi prevalentemente di manutenzione, riparando ciò che mi è possibile, per i miei trascorsi industriali. Ripenso agli impegni giornalieri, a quegli interessi che vado maturando e che porto avanti, mi prefiggo allora di rinsaldare certe amicizie, soprattutto sella pesca, che mi fanno sentire uno del gruppo nel circolo degli amatori, aggiornato sulle vicende della politica nazionale, dello sport, loro argomentazioni preferite, impegnato su ogni tipo di lenza, di rete, di vento e di marea per le uscite in barca, avendo una piccola imbarcazione a motore in uno spazio garantito per l'ancoraggio lungo i fossi della nostra città, un fondo in comune per l'attrezzatura peschiera, il tutto con un minimo di spesa di cui ne vale certo la pena per la gratificazione ricevuta. vi è poi il mare, che nei miei pensieri, in questo allontanamento da quell'immagine di me sul marciapiede specchiantesi, da quella brutta proiezione nel futuro, ha il profumo di salmastro, ha l'azzurro del cielo riflesso che colora anche i miei giorni a venire, con la profondità che nasconde vicina e all'orizzonte, come un mistero e un sogno ancora possibile.


27 novembre 2009