Incerti SOS (bottiglie di naufraghi)

Incerti SOS (bottiglie di naufraghi)

 in questa antologia sono presenti otto componimenti con l'unico titolo " come presenza" (2009)




Edizioni del Calatino  - marzo 2011  -  ISBN  978-88-905159-4-1
samperieditore@libero.it
Via Dante 23,  95040 Castel di Iudica - Catania




piero simoni

come presenza
(2009)

I

nel bosco di Porciano
ritrovo con il vento morbido di aprile
odoroso di richiami primaverili
l'architettura dei rami che si intrecciano
nel cielo ancora luminoso
all'ultimo raggio di sole del giorno
i colori delle foglie chiare delle querce
ancora piccole e stellate
il verde scuro e severo dei cipressi
l'edera che sui tronchi si arrampica
in una armonia di colore che sembra sinfonia

l'intreccio delle nostre vite
fatti di incontri duraturi occasionali
di amore e amicizia
di dolorose incomprensioni
nei colori festosi della gioia comune
del rosso sangue sull'asfalto quotidiano
nelle aree in conflitto sociale
alle calamità naturali
e il sorriso dei nostri piccoli

l'intreccio delle nostre vite
nel cielo ancora luminoso


II

fra le ombre dei muri del paese
fra le pietre secolari nelle vie strette
le finestre a vetro ancora socchiuse
i parenti e i conoscenti che sono stati
la gente del presente
i figli e i nipoti che verranno
coloro che ci saranno
di strada in strada come presenza
assenza

passar come del fiume l'acqua
che la sponda terrosa bagna
e di particella liquida
nella massa fluida non lasciar traccia
umana comunità che si  popola
dei giorni festosa arride e sgomenta
lasciando dietro di sé a stento
presenza nell'avvicendamento

tornare all'infinito del tempo
particella certa e umana comunità
nel mistero dell'universo


III

nelle case antiche del paese a trascorrere le ore
con intorno il silenzio
consumar la cena con il verde della val d'Orcia
nell'animo raccolto

il silenzio dei muri secolari
tingono le ore di mistero
liberandoti dalle costrizioni del giorno
facendoti creatore di pensieri
degli attimi regalandoti
una presa sicura


IV

non sanno coloro che dell'amore fanno leggerezza
lasciandosi per litigio come fosse niente
con i piccoli strattonati e rilasciati a tempo
dell'immensa cecità dei figli
che sempre annaspano
cercando nella notte più triste
la mano consolatrice sulla guancia

non sanno coloro che dell'amore fanno leggerezza
che il pianto si serra in gola
il sole non ha più lo stesso calore
sempre alla ricerca di una quiete che verrà
lo spettro vuoto dell'amore
lo spento negli occhi del dolore eterno
 

V

percorro le stesse strade ogni volta
quelle secondarie della città che conducono al  mare
ora che sono fuori dalla produzione industriale
ed anche da quella sociale
le percorro per fissare una identità
che faccia me partecipe
come aggrappato ad una tavola della corrente
al flusso del tempo che tutto muta
tutto cancella

il così detto progresso
oggi di esasperazione elettronica
le innovazioni che freneticamente si susseguono
per sostenere il mercato
ora globale
non tengono conto del passo degli uomini
della loro fragilità interiore
l'uomo non vuole essere robot
ma nella natura riconciliarsi
riflettersi
negli occhi limpidi del mare


VI

la chiesa di S. Giulia a fianco del Duomo
nella quale ti fermavi ogni volta che passavi
con le borse madre e me piccolo al seguito
i giorni che stavamo insieme

timorosa e ossequiosa nella penombra sacrale
all'inginocchiatoio a recitare le preghiere
ad invocare una risoluzione
ad accendere una candela per una occasionale grazia

tu che dalla vita avevi solo tormento
ironia del nome di battesimo Fortunata
che dal profondo sud ti avevano assegnato
una vita di soprusi e violenze
a pulire poi nelle case altrui a giornate
in lunghi anni senza per la pensione emolumenti
con pochi averi mantenere un figlio
e nella solitudine della migrazione
dover alla vita sorridere
tu che hai chiuso i tuoi anni
in un ricovero per malattia
quella che cancella il sole dall'umore
e tutte le ore alletta

recitar le preghiere della religione imposte
all'inginocchiatoio nella penombra sacrale
timorosa e ossequiosa


VII

mi facesti vedere un quadretto
che avevi composto per il dopolavoro
tu che i colori avevi scoperto per l'occasione
il piacere di rivelare l'animo

scegliendo il verbo naif
con dei palloncini che si liberavano in cielo
tenui le tinte delicato il tema
incerto timido il segno

nell'officina industriale eri un po' schivo
con un tic nervoso che diceva
del tuo disagio
a lungo sul lavoro in età matura
quasi che esso dovesse colmare tutte le paure
il figlio agli studi universitari
la casa da riscattare
un lavoro iniziale che con l'amianto
poco dopo il pensionamento ti ha spento

scegliendo il verbo naif
tenui le tinte delicato il tema
incerto timido il segno
dei palloncini che si liberavano in cielo


VIII

nell'aprile inoltrato
un grande olmo da giardino
dissemina fiori sull'asfalto
di una via stretta e secondaria della città
coprendo le auto nella notte in sosta

diversa in quella curva l'immagine
ora volta al naturale
addolcita nelle spigolature
schiarita dalla nevicata floreale
il silenzio già di per sé irreale
nei lunghi muri di cinta si fa totale al mattino
il segno nuovo sui rami in alto nasconde i condomini
facendo il passaggio per magia una festa
che in tutto l'anno allo sguardo
dura la fioritura d'aprile soltanto