La bottega



( secondo premio di narrativa del concorso internazionale A.L.I.A.S. 2010)

pubblicato nell'antologia "I luoghi della memoria"




A.L.I.A.S. EDITRICE - ottobre 2010 - ISBN 978-0-9803044-3-5
a cura di Giovanna Li Volti Guzzardi
giovanna@alias.org.au
www.alias.org.au 
29 Ridley Avenue - Avondale Heights 3034
Melbourne - Victoria - Australia

La bottega

Vi era in Via Verdi, una traversa di un quartiere della mia città, quando ero giovane, ormai da qualche decennio quell'età purtroppo lontana, un piccolo negozio che vendeva libri usati. Allora certi esercizi commerciali non erano infrequenti, l'usato era ancora riconducibile all'usufrutto, aveva ancora una sua vitalità, oggi si direbbe "riciclato", anche se questa parola presuppone più una scomposizione per una nuova composizione. In altra via ricordo che rilegavano anche libri vecchi e deteriorati; ti tornavano quasi come nuovi, con copertine rinsaldate, quasi un miracolo cartaceo nel vedersi restituito il nostro vecchio libro a nuova vita. C'era anche, a dir la verità, un mercatino ben più famoso in Piazza XX settembre, in cui si vendeva di tutto, in particolare abiti, anch'essi usati; insomma, allora, in generale il mercato dell'usato non era una sorpresa, come lo potrebbe essere oggi, dove è imperante la logica dell'usa  getta, qualcosa che ha valore nell'immediato, ma che presto non conta più niente. Lo vuole il  mercato, per far girare la moneta, lo vogliono i "consumatori"; così si richiamano gli acquirenti, che preferiscono rinnovarsi continuamente.
Il negozio di Via Verdi era oggetto delle mie visite piuttosto frequenti, perché fin da ragazzo ho sentito e coltivato l'amor per i libri, intendendo allora, ma anche oggi la penso così, che ciascuno raccogliesse in sé un qualche segreto, elementi di vita, di mondo, che era bello, quasi essenziale scoprire. Non avevo per la verità molta disponibilità economica, così andavo anche per questa ragione, non potendomi permettere libri nuovi. Sul bancone, in ingresso, una distesa orizzontale di testi, con immagini e titoli che invogliavano la vista, la curiosità. Trovavi poi negli scaffali, in qualche angolo, libri vecchissimi che potevano avere un valore di antichità. Vi passavo del tempo, a cercare, a sfogliare, ne rimanevo incantato, come a respirare un'aria diversa dalla realtà della strada, del tempo quotidiano, anche se l'odore di muffa, di vecchio, era senz'altro incisivo.
Ogni volta ne uscivo con qualche libro a buon prezzo, non senza aver scambiato due parole con il negoziante, un uomo piccolo, molto gentile e umile, quasi sempre avvinazzato; essendo le mie visite nel primo pomeriggio, probabilmente a pranzo, che consumava nel retrobottega, beveva un bicchiere di più, per vincere forse la solitudine. L'ambiente non era molto frequentato, non vi ho quasi mai incontrato nessuno. Vi era un bel libro, questo eccezionalmente nuovo, di Michelangelo, con foto grandi, bellissime, lo sfogliavo e mi piaceva molto, ma non potevo certo comprarlo; lui mi invogliava, finché mi fece delle condizioni rateizzate molto favorevoli e così lo acquistai; è ancora oggi nella mia stanza, un ricordo, data la mia età canuta, ma un testo ancora di assoluto pregio e interesse.
Nelle abitazioni vedi sempre più spesso pochi volumi nuovi, con copertine plastificate, edizioni di serie; l'avvento e l'affermarsi della televisione su tutto il territorio ha portato le persone a lasciare poco spazio alla lettura. Non voglio fare il "bacchettone", non voglio ergermi a paladino della lettura; avrei voluto leggere di più nella mia vita, ma ho dovuto fare i conti con il mondo del lavoro, del calzaturificio, che non mi ha lasciato molto tempo, essendo diventato un cointeressato alla gestione; la vita del resto è "un libro aperto" diceva il mio professore di italiano della scuola tecnica, la vita, è vero, bisogna guardarla, assaporarla, sentirla e interpretarla, solo così si è presenti, partecipi. Nell'accumulo dei libri che, per quella "mania", ho sviluppato nel tempo, ora trovo nella mia stanza un discreto numero di testi, anche se, per via di una selezione, sono diminuiti. Mi sono accorto di preferirne solo di un certo tipo, alcuni autori, calati nel loro periodo storico, naturalmente autori letterari, anche se non mancano libri d'arte. Ho scorporato i libri tecnici della scuola, regalandoli; ho tolto anche i romanzi di avventura, d'amore, della stessa cucina, che appartenevano a mia moglie, facendo in modo che li tenesse in altre librerie, nel salotto, nel corridoio; sono rimasto con i miei "pochi", nei quali mi riconosco e che, essendo molti di essi datati, hanno l'effetto di ricreare quell'emozione che sentivo da ragazzo in quella bottega: storie e momenti del passato che ritornano, che si inseriscono prepotentemente nella realtà del pensiero quotidiano. I libri non sono altro che il pensiero di qualcuno, vissuto in un altro periodo, che ti parla, ti racconta qualcosa, ti svela il suo animo nel suo tempo, ti rende partecipe, regalandoti sensazioni, emozioni, facendoti compagnia, regalando ore sublimi se, ad esempio, riferite alla poesia. I libri sono amici sinceri che ti aspettano, non invadono il tuo territorio, quando li vuoi sono lì, fermi, in aspettativa, poi, dopo averli usati, sviscerati, utilizzati nel presente di ogni nostro giorno, vengono ricomposti e riprendono lo spazio, il canto che avevano, con discrezione, rimanendo lì fin quando si vuole, disponibili a rispondere all'appello, ad aprirsi.
Ora che ho i miei anni, non ho più quello slancio giovanile che mi faceva star fuori a spendere energie anche oltre l'orario di lavoro, preferisco stare nella mia stanza a trascorrere alcune ore guardando, toccando, rimescolando i libri che ho, come fossi in quella bottega: in effetti ci sono edizioni particolari che non si trovano più, testi di case editrici scomparse, autori che non hanno raggiunto la notorietà, avendo messo da parte questo o quel libretto inviatomi da amici e conoscenti. Un mondo di preferenza, di autori, che in gioventù e da adulto si è avvicinato alla mia persona, alla mia anima, che mi ritrovo vicino, mi scalda, mi abbraccia. E se le vicende del giorno, dell'attualità vanno da un'altra parte, se la televisione è imperante e toglie spazio mentale, io entro nella mia "bottega" a rovistar testi, a rileggere autori amati che mi fanno sentire, nella modificazione continua e nello smarrimento dell'identità, presente, presente a me stesso, vivo e attivo. Entro nella mia "bottega" e sono un po' come quell'ometto, anche se non bevo alcool, entro e vivo come lui in un mondo magico, fuori dal tempo, nel mio tempo, ricco di storie e di emozioni che riempiono i giorni e il cuore, lontano dal presente, non in un mondo confezionato, ovattato, ma in un mondo dove ritrovare, fra gli altri, eguale sorte e condizione umana. Sentimenti che diventano miei, scambio immaginario di opinioni con autori del passato, con amici figurati che rendono la mia vita più ricca; volo di energia mentale che ha la stessa forza, la stessa gioia partecipativa di quando, similmente, giovane e meno giovane, dalla città correvo, con la bicicletta, volando sulle colline limitrofe, più vicino al cielo.
Cambia il costume sociale, cambiano i tempi, oggi le automobili rispetto ai cavalli di una volta, ma l'uomo è sempre quello, sempre è legato alla natura, sempre deve fare i conti con la vita e la morte, e nei libri, specie in quelli di letteratura, in autori che di questa disciplina hanno fatto la base della loro vita, vi è il pensiero dell'uomo, il prezioso flusso vitale che si trasmette di generazione in generazione ed è la testimonianza del nostro passaggio nel tempo universale.

20 gennaio 2010





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