L'orologiaio di Corso Mazzini



pubblicato sull'antologia POETI E NOVELLIERI CONTEMPORANEI Edizione 2010



Golden Press - ottobre 2010
www.goldenpress.it
info@goldenpress.it

Via Polleri 3 - 16125 Genova



Pensiero critico di Alessandro Mancuso

Due prose divertenti e interessanti, quelle presentate da Piero Simoni nella presente antologia. qualcosa a metà tra il racconto a margine e il trattatello gustoso. L'immagine poetica e fulgida di un antico orologiaio che sfida i tempi odierni, apparentemente così avversi alla sua professione, e una lunga disamina ragionata sui cappelli, indumenti più o meno ornamentali, tanto da mettere a diretto contatto la vista immediata con la complessa personalità di chi vi sta sotto. La scelta non è facile e soprattutto non è mai scontata. Se al cappello corrisponde l'individuo, poi, c'è anche spazio per un finale di prosa enigmatico e profondo...


L'orologiaio di Corso Mazzini
 

Vi è in Corso Mazzini un orologiaio che, in tanti anni, sempre lì ho visto. Un piccolo negozio che fra coloro che vendono oggetti di un certo valore, come orologi e apparecchiature sofisticate, risultava modesto: il parente povero. Un uomo ora anziano che bene faceva e fa il suo mestiere, con innata passione, tiene la piccola vetrina sempre chiusa come fosse un'oreficeria ed in effetti qualche orologio di valore c'è anche, d'oro per l'appunto, ma insomma, la preoccupazione sembra un po' eccessiva stante il ridotto materiale e la sua scarsa attività per motivi di età. E' vero che oggi le preoccupazioni ci sono per tutti, figuriamoci per un uomo anziano che manipola oggetti minuti, facilmente trafugabili e smerciabili, che poi sono d'altri.
Corso Mazzini è una via storica della città in cui si incontrano ancora dei piccoli negozi che fanno resistenza al mercato della globalizzazione, costituendo un servizio, una caratteristica del quartiere: così vi sono il macellaio, il tabaccaio, la pizzeria, il giornalaio, l'ufficio postale come agenzia, insomma un po' di tutto che permette ai residenti di non prendere necessariamente l'automobile per andare a fare la spesa in un grande magazzino, oggi quasi tutti concentrati in periferia, con comodi parcheggi e alberelli ornamentali.
Il nostro orologiaio, meriterebbe la cessazione dell'attività, ma non vuole proprio mettersi a riposo: ha inteso il suo spazio come un quartier generale dove rifugiarsi, comandare la sua vita.
Il negozio è piccolo, piuttosto allungato, con un riquadro nella parte iniziale come ingresso e la presenza di un cane di grossa taglia sdraiato su una coperta davanti ad una ciotola, la televisione accesa a fianco della porta d'ingresso, utilizzata quasi fosse una radio, di accompagnamento al lavoro.  Da un po' di tempo ha deciso addirittura di viverci, almeno durante il giorno, facendosi portare il pranzo dalla moglie e con lei consumandolo all'interno, nell'ora meridiana di chiusura. Poi, in verità, riapre soltanto alle cinque, perché suole fare un pisolino, così tira fuori una sdraio e, rimasto solo con il cane, spezza in questo modo la sua giornata lavorativa. Alle sei e mezzo del pomeriggio chiude, ritenendo di aver tenuto sufficientemente aperto il negozio e volendo passare senz'altro la sera a casa in assoluto disimpegno. La scelta di stare in negozio è tutta sua, alla bella età di settantatre anni avrebbe potuto farne a meno, possessore come è di una di una pensione per tirare avanti, ma il negozio è tutta la sua vita, da quella postazione vede il mondo, parla con altri, scambia qualche battuta visto che nel quartiere lo conoscono tutti e un orologio ciascuno, nel tempo, ha avuto modo di ripararlo. Sente di dover star lì, perchè quello è il suo mondo, quella è sempre stata da anni la sua vita; neanche vuol mettere fuori il naso dalla città, gli basta arrivare alla periferia con la moglie, ogni tanto, già con sofferenza; di andare al bar neanche a parlarne, la gente anziana che lo frequenta per lui butta via il tempo, così come neanche va ai giardini o lungo mare: lui si sente ancora attivo e si realizza mantenendo i legami del lavoro. in fondo è quasi un piacere che fa ai clienti, perché un altro artigiano che si preoccupa dei loro orologi, oggi che tutto si cambia, tutto si butta, non lo trovano, lui riesce a ridar vita ad orologi persi, ritrovando dai fornitori e nel suo "magazzino d'archivio" i pezzi occorrenti. E' diventato anche un amico, per l'onestà dei prezzi, per l'affabilità e umanità che rivela, inoltrando messaggi di vita sulla politica, sull'economia e soprattutto sull'essere: un vecchio saggio si direbbe che, nel mondo frenetico e provvisorio fatto di ansia e di angosce nascoste, fa piacere incontrare, sapere di averlo lì, in contro tendenza, fra il traffico continuo e mugghiante. Ripaga ciascuno di questa considerazione, di questa sottile stima e affetto, rimanendo al suo posto, in quel minimo spazio, con il cane, la televisione, la sdraio e la sua occupazione, quasi che sia lì rinchiuso, carcerato, a chiunque dicendo: "dove sto meglio che qui!"

15 ottobre 2009