Piero Simoni - Poeta di ogni tempo 14 ottobre 2011 Villa Fabbricotti Livorno





L'iniziativa è stata inserita nel progetto della Regione Toscana "In biblioteca...Perché c'è il futuro della tua storia"
Appuntamenti delle biblioteche con i cittadini della Toscana che si sono tenuti dal 1° al 31 ottobre 2011


M. Nosiglia (Lettrice), G. Cerini (Resp. uff. cult. e spett.), M. Mazzarino (Relatrice), P. Simoni


PIERO SIMONI POETA DI OGNI TEMPO
dalla presentazione di Maria Mazzarino

Perché "Poeta di ogni tempo"?
Il tempo è stata sempre la dominante della poesia di Simoni e lo è più che mai da quando Piero ha finalmente lasciato il lavoro che per tutta la vita ha sentito come un impedimento alla sua possibilità di scrivere, di comporre versi o di narrare storie, di creare, di richiamare memorie, di tratteggiare paesi antichi, di mettere a confronto i ritmi e i modi della vita attuale con quelli di luoghi quasi dimenticati, dove si possono ascoltare il silenzio e le voci della natura, cogliere i suoi colori smaglianti o soffusi, vedere le persone e le cose come vengono restituite all'osservatore se sono percepibili grazie all'andamento lento, normale della loro vita.



 ci incontrammo per caso sul marciapiede
 come fra tanta gente ci sfiora
 io che non ti avevo riconosciuto
 per la tua figura rinsecchita dimessa
 lavoravamo insieme nella stessa ditta industriale
 ora tutti e due a riposo

 il tuo sguardo triste mantiene quell'arguzia che conoscevo
 sei pacato nell'espormi i tuoi pensieri
 nostalgico del lavoro passato
 eppure impegno umile di autista sul camion
 sempre la stessa linea di scorie da portare
 i malanni ti hanno un po' piegato
 minato il tuo sorriso
 pensi al tempo che è solo "passato"
 alla fine avvenire

 vicino a te sento il tuo disagio
 che mi pare un lamento
 lavoravo anch'io con convincimento e lena
 ma non ho ora alcun rimpianto
 il tempo che mi è piovuto addosso
 cercato ogni momento del lungo peregrinare
 ora dà parvenza di libertà
 e mi restituisce ai più intimi pensieri
 facendomi passare più veri i momenti
 del tempo futuro non ho eccessivo timore
 avendo da consumare il presente nuovo
 unito al passato nella mente da ricominciare
 e il sole
 prima dalle vetrate dell'impianto a lungo nascosto
 ora posso come da ragazzo guardare


(Da "AA.VV. Antologia Aperta n.3",  Edizioni del Calatino 2010)


Poeta di ogni tempo perché Piero Simoni sa trasmettere con i suoi versi la sua stessa percezione del tempo, del tempo dell'infanzia, della vecchiaia, dell'amore e della morte, della giovinezza e del lavoro. il tempo delle illusioni e quello in cui la realtà delle "obbligazioni" si impone, quello in cui la gente è sottomessa al padrone, alle amministrazioni, alle prevaricazioni, o semplicemente alla lontananza dagli affetti, il tempo in cui si rivendicano diritti e buone pratiche, il tempo dei computer e dei telefoni cellulari, il lontano tempo dei collegi e della scuola.

percorro la strada del lavoro periferica
quella che costeggia i campi
con la bicicletta ostinato
come gli operai di una volta
controcorrente
contro il traffico che ruggisce nel centro
contro la frenesia e la competizione cittadina
schivo e lontano
come i papaveri al bordo di un campo
come lo sono tanti emarginati
che appaiono sconfitti
relitti della società
ma che forse sono i nuovi giusti



* * *
il vento soffia gentile
e mi riporta il ricordo fresco
della tua voce
della tua buona azione


eravamo solo confinanti
alla terra collinare
con storie lontane
eppure sapesti essere altruista
m'insegnasti i segreti dell'innesto
la potatura dell'ulivo
manifestasti con la tua disponibilità
l'amore che hanno in dono le persone semplici


il vento soffia gentile
e mi riporta il ricordo fresco
della tua voce
nella tua assenza
sempre prematura


(Da "Anomia 1995-1998", Golden Press 2009)


 Il Tempo era nel suo libro di poesia, "I sassi che raccolgo" grazie al quale, a 28 anni vinse il terzo premio al concorso di poesia "Città di Bolzano" nel 1976. Allora era il tempo della fascinosa crudezza, della implicita convinzione di un giovane pervenuto alla percezione della brevità della propria presenza sulla terra, una percezione disperata in cui il dolore del vivere, la consapevolezza della povertà, della debolezza della gente, della malattia e della morte viene con tono lapidario, in piccoli versi netti, descritta e raccontata, tutt'altro che pacificamente ma invece quasi con rabbia.

i sassi che raccolgo
come un ebete
non sono per te
io li porto nello studio
e col pennello li vesto di colore
dolcemente fortemente
su ogni cavità su ogni venatura
per meglio sentire
la mia cara terra



* * *
per tenere fermo il tempo
ho bloccato le lancette dell'orologio
ho smesso di staccar fogli al calendario
ho smesso di mangiare e di dormire
e mi sono chiuso in casa
attento ad ogni rumore sospetto


ma il tempo mi è scappato
e sono morto come un cretino



* * *
che carogna sei vecchiezza
se non ti basta di gonfiarmi la pancia
rigarmi il volto
seccarmi la pelle
storpiarmi il passo


devi anche togliermi il trastullo dei miei giorni
questa grande voglia che ho
di vivere la poesia


(Da "I sassi che raccolgo", Edinord 1976)


Piero Simoni negli anni dal '76 all'80, vissuta l'esperienza della navigazione che lo portava, anche fugacemente, a conoscere le vie del mare ed il mondo, fino ai paesi nordici, fino all'altra faccia della terra, (nel parlare con lui ed anche nel leggere i suoi racconti vieni a sapere che durante le brevi soste degli attracchi ai vari porti talvolta è fuggito dalla nave per sperdersi in città lontanissime), tornato definitivamente a terra, andato a lavorare nell'industria (così lui definisce la fabbrica) continua a cercare le sue forme d'arte. Perché, fin da ragazzo, sentiva di essere diverso dai suoi coetanei del collegio e della scuola, con i quali tuttavia trascorreva il tempo dello studio e dei giochi e si immaginava scrittore, o pittore o, forse, poeta.
Quindi, fin dall'adolescenza, sentiva di vivere con il suo doppio, con l'altro, che solo molti anni più tardi giungeva ad esprimersi in assoluta prevalenza ed a scegliere i modi e le forme di espressione della sua natura di artista.
Ma quel vivere in una talvolta faticosa alternanza, che lo faceva sentire al lavoro e nei rapporti sociali conseguenti solo parzialmente presente e partecipe, ha in realtà avuto un peso determinante su tanta parte della sua opera, soprattutto perché Piero ha trascorso in quegli anni un lungo tempo di osservazione, della gente, delle cose, del condursi del mondo, la chiamerei una lunga gestazione.
Ed intanto, mentre costruiva i suoi affetti, sposava una donna che con la bicicletta lo accompagnava alla nave nel tempo delle illusioni giovanili, ritornava a terra, vedeva nascere e crescere una figlia, instancabilmente continuava la sua ricerca di sé e della poesia, affermandosi in mostre belle di pittura, sempre scrivendo e progressivamente avvicinandosi ai giovani della Mail Art, contestatori dell'arte di moda, di consumo e di sistema.
Crescevano le sue raccolte di versi, le sue brevi poesie, così ricche di tutto ciò che gli era intorno, di ciò che più amava e che gli apparteneva, di ciò che lo appagava, i colori ed i suoni della natura, e tutto ciò che lo angustiava, il vivere sempre più convulso del progresso umano.
Cercava e trovava modi nuovi per invitare altri a fare poesia, i poeti marginali di quel tempo, per creare una rete con lo scopo di comunicare con altri poeti e di conoscerne le opere. Si faceva allora promotore della Poesia Postale e fondava una rivista di "Poeti Marginali Postali" di cui diffondeva cento copie ad ogni uscita, stampate da lui stesso in ciclostile.

Tutto questo lavorando nella fabbrica, ma anche studiando e scrivendo le liriche che poi sono andate a far parte dei volumetti che ha voluto chiamare Anomia, contraddistinti soltanto dall'anno o dagli anni di produzione. Anomia che significa "non regolare" ad indicare, come lui stesso dice, "un modo di sentire, di porsi nella quotidianità che non è propriamente in linea con il senso di efficienza, di produttività......".

c'è una quercia al paese
lungo la strada del cimitero
che avrà più di un secolo
maestosa
con le sue estensioni di rami nel cielo
reticolato perfetto
coperto di verde nella buona stagione
con il suo tronco di forza
oggetto del nostro capolinea
nei passi pientini
anch'essi uguali
così come i caseggiati antichi
senza rumori
senza età


in un tempo che corre
con le auto più veloci
il computer
i videotelefonini
tutto necessario
ineluttabile



* * *
Anselmo settantacinquenne
ogni giorno con la bicicletta alla terra
un po' fuori mano
a lavorare l'orto e la vigna
con un panino e il vino
per tornare la sera in città
in famiglia
nell'età caotica dell'automobile
solitario e fuori dal tempo
felice



* * *
le piccole stazioni
delle frazioni di città
come quella di  paese
sede di lunghe attese
quando piccolo
con mia madre mi muovevo


il tempo frapposto
nelle stazioni giovane
per il ritorno all'amore
dalla nave ai lavori



* * *
giovane marittimo
ho portato in giro sul treno
sull'autobus e i corridoi della Compagnia
la cassetta di colori
resistendo alla fatica
agli odori delle nafte
alla durezza poi dell'industria di terra


la cassetta di colori
sognatrice e magica
ora in bella mostra nella mia stanza
compagna ancora oggi
canuto


(Da "Poesie 2007", Golden Press 2009)


La quotidianità è l'altro specifico della sua poesia. Essere nella quotidianità e farne poesia significa per Piero Simoni analizzare ciò che vede giorno per giorno, senza temi prescelti in anticipo, parlare degli alberi, delle foglie che si staccano dai rami, della bellissima Val d'Orcia, di Pienza la sua patria ideale, di sua madre della quale spesso accenna alla vita ed alla scomparsa, del nipotino Alex, della figlia, della sposa, della città e del ritmo feroce delle sue strade, dei compagni di lavoro, degli odori della sentina sulla nave e di quelli della combustione nella fabbrica, del lavoro alienante, mai abbastanza sofferto, dei "camminamenti" nel parco di questa villa con il sereno e con la luce del sole, ma anche nella pioggia, sul terreno bagnato cosparso di foglie cadute.


scendono i gabbiani in volo
dal cielo limpido del mattino
verso il mare azzurro
solitario e infinito


si gettano in volo d'angelo
le anime congiunte
delle torri l'undici settembre
stretti nelle mani



* * *
all'alba di un giorno
di questo novembre
sono uscito al paese antico
e una nebbia fitta
da far scomparire le case
la val d'Orcia intorno
radi i passanti
il tutto forse
una realtà lontana


noi e la gente di una volta
passati su queste mura
con gli affanni di ogni giorno
invisibili
noi proiettati nel tempo della fine
a cercarsi per ogni via
in ogni portone
per ricomporsi nell'eternità
noi fantasmi già oggi
in un paese inconoscibile
avvolto in un'aria
come in un sogno



* * *
le foglie rosse
del caco dell'albicocco
nel pezzetto di terra periferico
scandiscono con i colori
il segno delle stagioni
ed a terra concludono
il loro volo


per obbligazioni ho trascurato
al tempo della vita marittima
delle turnazioni industriali serrate
le loro mutazioni
i loro odori
il loro respiro
io che come loro
sono foglia


(Da "Poesie - Autunno 2008", Leonida Edizioni 2010)


Le stagioni di mezzo, soprattutto l'autunno, sono quelle che racconta più spesso con una forte ed interiore percezione della voce della natura e del suo messaggio che sa essere consolatore e che sa mitigare il dolore del mondo offeso dal progresso, dalla fretta, dall'ambizione, dall'ingordigia dell'avere, dalla privazione dell'essere a cui Piero assiste nella quotidianità, appunto,
Ciò che rende grande la sua poesia è la capacità di ricordare momenti, figure, episodi del passato, suo e di altri, per tradurli in una filosofia universale dell'esistenza e ciò che nella maturità egli riesce a raggiungere e che si legge nelle sue ultime liriche, quelle dei "Tigli nascosti" è proprio il respiro universale delle sue percezioni, il raggiungimento di un'interiorità del pensare che si coniuga intimamente con la voce della natura, dell'esistenza del mondo e degli esseri umani.


affidavi l'ultimo lembo che ti legava alla vita
nella memoria degli altri ad una foto
ciò che ti legava agli affetti
l'immagine che di te avresti voluto per sempre
una bella immagine quasi sorridente
il viso alla luce del sole riflesso
lo sguardo che nasconde il turbamento
un'unica immagine e nulla più resta di noi
questo mi volevi dire madre
di noi che crediamo di essere al centro del mondo
non rimane che una foto da lasciare ai figli
a qualcuno che in ultimo si è fatto amico
non v'è traccia del nostro passaggio
si torna nell'oblio del buio donde siamo venuti


io non sono gli altri e dentro di me
la tua immagine ho scolpito anima con anima
per ogni angolo su questa terra ora che non ci sei
lo stesso sangue lo stesso sentimento
gli altri più non sanno né nel tempo futuro sapranno
niente dei nostri giorni rimarrà
e nei secoli a venire nell'universo tutto
nell'eternità quasi non saremo esistiti
noi che in vita siamo il centro del mondo



* * *
quel poco che ho non è niente
in confronto al tempo dell'eternità
i piccoli oggetti le stesse mura
forse più il ricordo
ma come tutti quelli che vivono per strada
gli emarginati e i barboni
di qualcosa mi sono appropriato
e col cuore in dono a te lo lascio


mi sono appropriato del sole
che è stato mio finché ho vissuto
nel segreto dei miei pensieri
ed anche se di tutti
negli occhi profondi l'ho guardato
nei suoi occhi mi sono specchiato
ha scaldato e dato corpo alle colline
colorando di verde e di mille colori
sui prati in giocoso rotolamento
ti lascio il sole allora
che di là tu sai non mi può servire
di là vi è il buio freddo che però non può colpire


mi sono appropriato degli alberi
di tutti gli alberi che ho amato come persone
sentendomi da loro protetto
di loro amico fraterno
le foglie al frusciar nel mio scrigno segreto
fra le macchine in sosta lungo i marciapiedi
le macchine in movimento di rumore e di gas stordenti
pronte ad ucciderti per un piede fuori dai camminamenti
ti lascio gli alberi che segnano di gentile le poche strade
colorano le stagioni anche in città
e quelli che sulla tavola generosamente danno frutti


mi sono appropriato del mare anche se nessuno lo sapeva
distesa azzurra quietante amico dei momenti bui
dell'industria aggressiva spersonalizzante
giocoso con il vento a far nello scontro alla costa
meraviglie di schizzi figuranti nell'aereo
di stupore e fantasia per i piccoli d'incanto i grandi
il mare liquido profondo nei colori del giorno della notte
castigatore nei miei anni giovanili
ti lascio il mare


mi sono appropriato del cielo con tutte le nuvole e le stelle
dove l'anima è salita in volo
e scrutar ogni angolo del firmamento
ti lascio il cielo
dove volano gli uccelli compagni e amici degli accampamenti
finché un proiettile a tradimento di stramazzo al suolo


mi sono appropriato dell'amore
della scoperta giovanile mondo a mondo conchiusa
l'amore misurato coniugale che i tuoi natali ha generato
ti lascio l'amore
compagno dei giorni a venire


mi sono appropriato dei tuoi occhi
luce dei miei passi quando la cenere le urla dell'industria
nei decenni di obbligazione le ginocchia faceva piegare
negli anni il tuo fiore a fiore unisce quello del nipote
miracolo che la natura umana ha in dono
ti lascio i miei occhi
per cogliere ciò che non sono riuscito a vedere
delle meraviglie di schizzi figuranti nell'aereo universo
dove l'anima è salita in volo


(Da "I tigli nascosti", Lorenzo Editore 2010)


Una annotazione a parte deve essere dedicata alla sua prima pubblicazione di racconti in prosa, una raccolta che va dal 1978 alla primavera del 2010 : "Il cappello" che sviluppa molti dei temi presenti nelle sue poesie: pensieri sulle sue visite all'ospedale alla madre ammalata, stralci di vicende umane, descrizione di momenti vissuti da lui stesso o da altri, quindi non sempre autobiografici, incontri con antichi compagni di lavoro, il gusto di vivere alcune semplici esperienze, la bicicletta o il proprio rifugio sotto le coperte, il lavoro in campagna ed i sapori del cibo buono, tradizionale e qualche volta la leggera scherzosa ironia di situazioni comuni, la spiaggia libera, il dentista, il comportamento del compagno di lavoro un po' tirchio, e quello dell'altro, compagno di scuola, che, divenuto ufficiale, non è più vicino come un tempo.

Qualche notizia sull'autore di tanta poesia ed anche di opere in prosa:
Dopo il premio conseguito a Bolzano nel 1976 "Città di Bolzano 1976" con "I sassi che raccolgo"
Nel 2000 con Anomia 1999/2000 è stato semifinalista al Premio Alessandro Tassoni di Modena e finalista al premio "Il Giovane Holden" alla sua IV edizione.
Nel 2008 vincitore del premio editoriale "L'incontro" XIII° Edizione della Golden Press di Genova con la raccolta di poesie pubblicata nel 2009 "Armonia 1995/1998".
Nel 2009 vincitore del premio letterario "La Mole" 2010 (per l'inedito) con "I tigli nascosti", silloge di cui si dice:
"Le poesie di Piero Simoni trattano temi ispirati all'amore per la natura, per la propria terra e celebrano il senso spirituale che pervade l'universo. L'autore, con delicata sensibilità lirica e notevole fantasia compositiva, propone il recupero dei profondi valori legati alle tradizioni e alla dignità della vita contadina, per giungere a un'etica di rinnovato umanesimo libero da imposizioni ideologiche e tecnologiche."
Dei "I tigli nascosti" Piero Simoni dice:
I tigli nascosti sono gli alberi dei giardini pubblici, dei parchi, delle strade nella città in cui viviamo che per impegni, corsa frenetica quotidiana a cui siamo sottoposti, forse non guardiamo.
Nel 2010 ha conseguito in Australia il II° Premio per la narrativa A.L.I.A.S. con il racconto "La bottega".
Negli anni molte sono state le segnalazioni che ha avuto e nel 2009 è inserito nell'Enciclopedia dei Poeti Italiani Contemporanei curata dall'Editrice Aletti.
Da ricordare: la sua amicizia di amico ed anche di discepolo con Giorgio Fontanelli, il suo ricco carteggio epistolare con Bàrberi Squarotti che  lo legge e ne sente la liricità e l'affinità.
E' anche autore di interessanti interventi critici su Montale, Fontanelli e Bàrberi Squarotti pubblicati in riviste specializzate quali "Poeti e poesia", "Talento ", "Il foglio volante".
Maria Mazzarino



Villa Fabbricotti, Livorno
Biblioteca "F. D. Guerrazzi"

14 ottobre 2011 





Maria Mazzarino, Piero Simoni



Maila Nosiglia, Maria Mazzarino, Piero Simoni


Presentazione  Piero Simoni poeta di ogni tempo 
Sala Badaloni - Biblioteca "F. D. Guerrazzi"
Villa Fabbricotti - Livorno -14 ottobre 2011




LA NAZIONE 14 ottobre 2011



Il Centro - novembre 2011