Piero Simoni - Poeta di ogni tempo Pienza 15 settembre 2012





Relatrice: Maria Mazzarino - Lettrice : Maila Nosiglia
Presentazione dell'opera di Piero Simoni
Pienza 15 settembre 2012 - ore 16,00





Sala consiliare del Comune di Pienza
M. Nosiglia - M. Mazzarino - P. Simoni - Fabrizio Fé (Sindaco) - Giampietro Colombini (Ass. Cultura)


Piero Simoni poeta di ogni tempo
Pienza, 15 settembre 2012
dalla presentazione di Maria Mazzarino

Sono particolarmente lieta di partecipare a questo incontro su Piero Simoni, poeta di ogni tempo, che la città di Pienza, vera gemma nel cuore della Toscana, ha organizzato perché si parli di lui dove è più giusto che si faccia, e cioè nel luogo ideale che tanta della sua poesia ha ispirato e che tanto della sua vita ha accolto.
E Piero stesso ha voluto che sulla locandina comparisse la prima quartina di una sua poesia del 2007 "so che c'è un paese".

so che c'è un paese
da qualche parte
dove il tempo si è fermato
ed il silenzio raccoglie l'anima

so che ci sono i tuoi occhi
di fidanzata e di moglie
che mi hanno guardato
di figlia
che mi pensano mi cercano

so che ci sei
anche nell'infinito
di là nel buio delle tenebre
ad abbracciarmi e scaldarmi
come sempre madre
(da "Poesie 2007" Golden Press edizioni)
Piero Simoni si è sposato a Pienza, nella magnifica cattedrale costruita nel 1459 da Bernardo Rossellino su disposizione di Pio II Piccolomini, nato a Corsignano, paese della provincia di Siena, che il Papa volle ristrutturato nello stile rinascimentale più fedele e che volle si chiamasse appunto Pienza.

Questa splendida piccola città fa parte di un sistema territoriale chiamato "Parco Artistico, Naturale e Culturale della Val d'Orcia" e dal 1996 è anche entrata a far parte dei Patrimoni artistici, naturale e culturali dell'Unesco.
La città "utopia", la città "ideale", che rappresenta ancora oggi il luogo simbolo della convivenza civile, operosa e pacifica dell'umanità, è stata scelta da Piero Simoni come il rifugio capace di compensare il disagio delle sue memorie giovanili negli anni del collegio e poi della navigazione e di quelle successive del lavoro in fabbrica, tra i rumori e gli odori che gli hanno sempre imposto un faticoso e necessario adattamento.

cammino al paese
nello sterrato fra il verde
i colori d'ottobre
cammino prima di ripartire
a lungo fino a stancarmi
per far entrare nelle viscere
il silenzio e il grido degli alberi
il cielo nascosto
la mia presenza

* * *

all'alba di un giorno
di questo novembre
sono uscito al paese antico
e una nebbia fitta
da far scomparire le case
la val d'Orcia intorno
radi i passanti
il tutto forse
una realtà lontana

noi e la gente di una volta
passati su queste mura
con gli affanni di ogni giorno
invisibili
noi proiettati nel tempo della fine
a cercarsi per ogni via
in ogni portone
per ricomporsi nell'eternità
noi fantasmi già oggi
in un paese inconoscibile
avvolto in un'aria
come in un sogno

* * *

le foglie rosse
del caco dell'albicocco
nel pezzetto di terra periferico
scandiscono con i colori
il segno della stagione
ed a terra concludono
il loro volo

per obbligazioni ho trascurato
al tempo della vita marittima
delle turnazioni industriali serrate
le loro mutazioni
i loro odori
il loro respiro
io che come loro
sono foglia

(Da "Poesie - Autunno 2008" Leonida Edizioni)

E Pienza, che nella sua lingua poetica Piero chiama appunto "il paese", è tuttora e sarà sempre il luogo in cui egli coglie l'armonia che sa instaurarsi tra l'uomo e la natura.
Quando l'uomo riesce a fermarsi, a sfuggire al ritmo ossessivo della sua quotidianità per ascoltare le sue voci interiori, la sua "anima", in un silenzio che soltanto i "tigli nascosti", quasi invisibili nel traffico convulso e chiassoso della città moderna, sanno creare nei giardini e nei viali dal poeta percorsi in solitudine.

muri ravvicinati di caseggiati nel paese antico
inibitori del traffico che allora non si pensava
d'ombra disegnati in segreti silenzi
portoni l'un l'altro accosti di una comunità ristretta
gente di oggi badando a star in convivenza
storie d'amore storie di chi allora negli stessi muri
nella stessa aria ha svolto nel lavoro gli anni
in affari quotidiani di terra preso
inneggiato a questo a quel principio di politica
esposti agli umori delle stagioni
in bovi e polli a stretto legame l'indigenza superato
anche le due ultime guerre della nostra storia
viste da queste case secolari
dismessa la loro funzione contadina
adibite poi al commercio al turismo
gente d'altro tempo indaffarata
gente altra che egualmente è stata


anche ora televisivi e di internet muniti
l'industria e i consumi di massa preminenti
sfreccianti intorno in motori rombanti
in curiosa passeggiata all'interno i viandanti
la gioventù mano nella mano
stretti nell'abbraccio ognuno di famiglia composto
in queste case secolari testimoni
del cielo gli stessi colori
in comune umana avventura


(Da "i tigli nascosti" Lorenzo Editore)


Alcune parole di Piero Simoni: "La poesia è il mezzo con il quale metto a nudo la mia anima". E poi: "La poesia, che in questo periodo storico non viene ascoltata, può costituire un elemento di salvezza per l'umanità, essendo in essa rivelato ciò che l'uomo veramente è: il suo essere e non il suo apparire". Ed ancora: "La mia poetica è un "racconto" per immagini della memoria di ciò che è stata ed è la mia vita,......rivisitazione per una appropriazione poetica della realtà, che è certamente immaginaria, deformata secondo la lente d'ingrandimento della poesia, che colora  e ridisegna secondo la sua spinta emozionale......."

vorrei essere un ulivo
fra gli ulivi
nei campi intorno al paese
al silenzio
sfiorato dal vento d'autunno
dal sole tiepido
ed anche da quello estivo
dal freddo dell'inverno
dalla pioggia
ogni stagione sulle mie foglie
per sentirmi con essi
uguale


la pace
lontana dal chiasso degli uomini
l'utopia dell'armonia
forse raggiungibile solo
con gli occhi chiusi
quando non è più possibile
cogliere nei raggi di sole
il nuovo giorno
per l'eternità


(Da "Poesie - Autunno 2008" Leonida Edizioni)


* * *
capitò che eri tanto piccola
perdere di una bambolina la testa
per la strada di sera
il pianto rumoroso il cuore mi spezzava
così in tarda ora uscii
a ripercorrere la strada nostra
nelle scarse luci artificiali
al vento e alla pioggia che non mancava
fra le automobili in sosta


come avrei voluto ritrovarla
come mi slanciai quasi fossi un cavaliere
che sul campo ai nemici va incontro
e colpisce di spada
per riportare ciò che la pena lenisce
nelle ombre scrutavo
ed a raccolta chiamai gli dei
ogni nemico con ardore disarcionato
poi all'improvviso dietro una ruota nascosto
impolverato il tesoro ritrovato
di corsa sono ritornato alla reggia
per restituirlo alla mia principessa bella
quando mi ha guardato sulla soglia
i suoi inumiditi occhi
presto son diventati campi fioriti
ed io nel suo sorriso
mi son sentito padre
di felicità compensato


27 febbraio 2009 (inedita)


Tanti i volumi delle opere e delle pubblicazioni di Piero Simoni che tuttavia, dice egli stesso, potrebbero chiamarsi con un solo titolo: POESIA, solo scandite negli anni per meglio leggerne e capirne la continuità e  lo sviluppo del pensiero, opere che egli definisce "un rendiconto della mia vita".
Che può essere intesa come la vita dell'umanità, legata alla contemporaneità, ma in perenne relazione con l'universo, con il tempo, in una lenta, ma costante acquisizione della propria presenza nell'infinito dove non c'è più separazione tra la vita e la morte e dove la percezione di innumerevoli pensieri, di innumerevoli presenze è sempre più chiara al poeta.

ora intendo
quando poggiato alla vanga
stendevi lo sguardo in giro
nella sosta del respiro
per la fatica della terra
silenzio tutt'intorno
la luce sfiorante
del ricordo affiorante
muto dialogo dell'esistenza
per le ragioni della presenza
insegnamento del mio procedimento
ora che da tempo sei nel nulla
ed io ho preso le tue sembianze
di fronte a me il segno collinare
con lo sguardo fino all'estremo anulare
per cogliere l'eterna concatenazione
dell'umana partecipazione


ora intendo
perché anche i pescatori
hanno in animo il loro esercizio
con l'azzurro da solcare
nelle notti le stelle da guardare
in pendolari escursioni fra le migrazioni
paziente silente nell'attesa
la vita ciascuno nel suo segreto presa
intesa superiore nel retaggio delle ore
schiuse le vie al firmamento
nel giorno del nostro concepimento


15 febbraio 2012  (inedita)


* * *

da ragazzo guardavo gli altri
fiancheggiare nella periferia gli orti
per il camposanto in visita ai  morti
io non ne avevo
essendo solo con mia  madre
senza origini e senza storia
andavo in accompagnamento
non sapendo di ogni lamento
nella maturità poi
come esplosione nucleare
è venuta a mancare
proprio lei che mi ha generato
bene che in terra
alla vita mi ha legato


sebbene in ragionamento
con i fiori di ogni primavera
la mia presenza si è avvicendata
fra gente scorta e ravvicinata
nuova la famiglia con luce della figlia
nella società di competizione
destreggiato con partecipazione
l'umanità solo sfiorata
e vagando tra la costellazione
in mute pratiche di escursione
qualcosa da allora
nel cuore per sempre si è tacitato
anche se all'universo allacciato


7 giugno 2012  (inedita)


Successivamente si parlerà delle dominanti della poesia di Piero Simoni: il tempo e la quotidianità.
Ad un certo momento, dopo le prime osservazioni di Maria, Maila leggerà i versi giovanili di Piero da "I sassi che raccolgo", e dalla Nuova Raccolta "le donne a Poggetti che alla "fontina"..."

come m'ingannai quella sera
su un mercantile qualsiasi
ad ascoltar nella luce serale
una musica traditrice


poi
all'orizzonte del mare
non c'era niente
né una sirena d'amore
né colori da intonare
e l'acqua neanche più azzurra


come m'ingannai quella sera
se pochi anni dopo
scesi per sempre da quella giostra
con nelle tasche due spiccioli di soldi
con negli occhi il pianto represso
di un sogno buttato

(Da "I sassi che raccolgo" Edinord)



* * *
che ne sarà degli alberi di via Montebello
e tutti gli altri
quando il libeccio si riverserà su Livorno
che ne sarà delle mie strade
se nessuno più le tingerà di fresco
che ne sarà della terrazza
e del mio solitario  mare azzurro
che ne sarà di Montenero
dei luoghi in cui ragazzo ho amato
che ne sarà delle mie tele
della mia gente
che ho abbracciato
anche se non ha sentito niente
che ne sarà delle mie carte
quando non avrò più mani per custodirle

che ne sarà di tutto

(Da "I sassi che raccolgo" Edinord)



* * *
per tenere fermo il tempo
ho bloccato le lancette dell'orologio
ho smesso di staccar fogli al calendario
ho smesso di mangiare e di dormire
e mi sono chiuso in casa
attento ad ogni rumore sospetto


ma il tempo mi è scappato
e sono morto come un cretino


(Da "I sassi che raccolgo" Edinord)


* * *
io ti guardo albero vecchio
i molti rami secchi
le ultime foglie scolorite
il tronco marcato dal tempo
ti guardo e penso a me
a quando avrò le mani avvizzite
il passo rigido
lo sguardo senza fantasia


per quel giorno
dammi una mano vento
a scacciar lontano i ricordi più belli
perché non mi par
di aver abbastanza coraggio


(Da "I sassi che raccolgo" Edinord)


* * *
le donne a Poggetti che alla "fontina"
riempivano le brocche e le caricavano sulla testa
camminando poi svelte in equilibrio
più dura la salita sterrata che portava ai caseggiati
muto il mio sguardo di bimbo
nel verde e nel giallo estivo della campagna si aggirava
con mia madre vicino
altro ritmo dei giorni altro tempo rispetto ad oggi
di automobili e televisione infestato
io con il sorriso dell'innocenza allora
io canuto ed altro ora come fosse passato un'eternità
in un attimo racchiuso


scendevano le ore del giorno lentamente
al mutar dei colori dell'agosto come sospesi in cielo
fuori dal mondo degli altri nella campagna qui vicina
in una pace che aveva il riverbero dell'infinito
muto il mio sguardo di bimbo
la scoperta d'amore e d'incanto della natura circondato
io era quel che sono stato
lucente in altra epoca visionato
in un attimo racchiuso
nello spazio del tempo sperduto
muto il mio sguardo di adulto
nel chiaro e nell'azzurro dell'universo si aggira


3 marzo 2010

(Da "Habere Artem" AA.VV. Aletti Editore)
Maria Mazzarino




Periodico del Circolo Culturale "Il Centro" - ottobre 2012
www.circoloilcentro-livorno.it




Il poeta livornese Piero Simoni ha presentato lo scorso 15 settembre presso la prestigiosa Sala Conciliare del Comune di Pienza, le sue ultime fatiche letterarie. Nella splendida cittadina senese, conosciuta per la sua storia e la sua enogastronomia, Simoni, è stato introdotto da Maria Mazzarino e alcune sue liriche sono state lette da Maila Nosiglia.
Davanti ad un buon pubblico, la relatrice ha decritto Simoni come un artista affermato dalla personalità poliedrica, pittore, narratore, ma soprattutto poeta. "Poeta di ogni tempo" perché il tempo è sempre stata una componente fondamentale dei suoi scritti, perché Piero Simoni sa trasmettere con i suoi versi la sua stessa percezione del tempo, del tempo dell'infanzia, della vecchiaia, dell'amore e della morte, della giovinezza e del lavoro.
Il tempo delle illusioni e quello in cui la realtà delle "obbligazioni" si impose, quello in cui la gente è sottomessa al padrone, alle amministrazioni, alle prevaricazioni, o semplicemente alla lontananza dagli affetti, il tempo in cui si rivendicano i diritti e buone pratiche, il tempo del computer e dei telefoni cellulari, il lontano tempo dei collegi e della scuola.
Le stagioni di mezzo, soprattutto l'autunno, sono quelle che racconta più spesso con una forte ed interiore percezione della voce della natura e del suo messaggio che sa essere consolatore e che sa mitigare il dolore del mondo offeso dal progresso, dalla fretta, dall'ambizione, dall'ingordigia dell'avere, dalla privazione dell'essere a cui Simoni assiste nella quotidianità, appunto.
Ciò che rende grande la sua poesia è la capacità di ricordare momenti, figure, episodi del passato, suo e di altri, per tradurli in una filosofia universale dell'esistenza. 
Complimenti, quindi, al poeta nostrano che continua a mietere riconoscimenti e a trasmettere emozioni e riflessioni sulla vita.

Maurizio Piccirillo