Poeti e Novellieri Contemporanei - ed. 2009 -

Poeti e Novellieri Contemporanei  - ed. 2009 -


  Golden Press - novembre 2009
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Pensiero critico di Alessandro Mancuso

Lo spirito lirico nasce dallo stupore innamorato con cui, senza accorgersi, si osservano i luoghi, i personaggi, i colori nei quali si inizia a correre la strada dell'esistenza; questo sembra dirci Piero Simoni nella presente breve antologia di cinque liriche tratte da una sua importante raccolta poetica. Se è vero che ciascuno ha cura dei propri ricordi e accarezza il sogno delle proprie venture passate, è altrettanto vero che solo il poeta possiede strumenti adeguati, linguistici, per fare della normale nostalgia l'affresco di un eden personale, di un panorama da idillio, come nelle pagine che seguon


il rumore dell’acqua

dopo la pioggia copiosa
dopo la grandine e i tuoni
il rumore dei rivoli d’acqua
che dal viale di S. Caterina
dai campi si congiungono
e scendono nel bosco di Porciano
in una orchestra di suoni
con il cinguettio di uccelli
il gracidio di rane
l’abbaio di cani
tutti in coro
e il verde nuovo
che già ottunde il cielo
ai primi di maggio
facendolo intuire
ancora plumbeo
il rumore dell’acqua
che da tempo immemore non sentivo
mi riporta bimbo
alla campagna di Poggetti
rumori allora familiari
ancora quietanti
e mi par di scorgere mia madre
che mi attendeva
sempre d’amore a cingermi
il cielo ora si vede
ora squarciato e al bello
nell’aria ancora umida
l’armonia degli azzurri
nelle ondulazioni della val d’Orcia
alla luce del sole che si inchina
l’armonia di tutti i verdi collinari
d’amore coniugale qui rinnovato
della figlia amato
negli occhi del piccolo nipote che mi sorridono
una felicità vicina
che vorrei cogliere
prima che la sera
d’altro colore tutto cancelli

       
un vestito in tinta scura

monologante sulla strada
da sempre quando ti ho conosciuto
senza fastidio alcuno per noi
istituzione del paese
come lo era il prete il sindaco
semplice e ironico
capace con un panchetto
di dar prova della tua arte di ciabattino
zittito sempre dalla moglie
dalla finestra per i paesani
da tempo non ti si vedeva più
stavi in cantina mi si diceva
dove volevi anche dormire
molto su con gli anni
anche malato
mangiando quasi nulla
ti sei spento poco a poco
nei giorni di un mio turno di ferie
ti ho visto allora
riposto sul letto della tua camera
con un vestito in tinta scura
buono per le cerimonie
la figura rinsecchita e dimessa
l’aria quasi infantile
buona come lo sei sempre stato
un vestito in tinta scura
buono per le cerimonie
io che ti avevo sempre visto
alla contadina
vestito di stracci

                       (da Anomia 2008, già pubblicata senza titolo sulla rivista POESIA n° 235)

    

rimango qui

rimango qui
oggi che devo partire dal paese pientino
lasciando nel bosco di Porciano
il mio pensiero
fra le vie sterrate che si snodano
si congiungono
curvano e scendono
con il cielo tinto di verde nuovo
i viottoli dell'acqua piovana
il parlare fra loro degli uccelli
al ritmo dei colori
dei rumori naturali
dei silenzi che invadono l'anima
facendoti apparire meno dolente
la china degli anni
più lontana la prepotenza degli uomini
l'agglomerato dalle automobili deformato

rimango qui
anche quando non sarò più
con il mio spirito
la mano nella mano di ma madre
a correre per le vie sterrate
e per sentieri in fila camminando
di frutta degli alberi poi della campagna
come da piccolo nutrirsi
della fonte rocciosa dissetarsi
del sole la luce su ogni cosa riflessa
e cadenzar nelle ore
il tempo e la fatica
nell'abbraccio
della natura e dell'amore materno
che ricongiunge il figlio ora canuto
dopo la terrena esperienza
di felicità
in armonia con l'universo


il coraggio che pareva niente

andavo con la bicicletta
nella strada asfaltata costeggiata dai campi
passando per i paesi al sole di  maggio
con la forza degli anni giovani
con il fruscio del vento compagno
guardando il verde e il cielo intorno
parendomi tutto un incanto
e solo mi muovevo di inerzia
anche se non lo sapevo

i caseggiati rurali i fienili
l'odore di bovi a piacermi
l'azzurro del mare a valle
fra le fronde fugace
ed io che pedalando correvo

oggi con gli anni
le gambe non ruotano i raggi
manca nella mente
fendente quell'aria
il coraggio che pareva niente
ora prigioniero dell'agglomerato urbano
e dei miei inevitabili malanni
si restringono di cammino gli spazi di ventura
quella era una gioia vera
anche se non lo sapevo


le rondini in volo

le rondini in volo
nel disegno di scuola elementare
guidato dalla maestra il nipote
si alzano sui tetti nel sogno
come ogni bimbo di felicità pervaso
di realtà immaginaria conquistato

apro la finestra
al cielo mattutino di Pienza
con  le rondini in volo
sui tetti a coppi antichi
uno sventolio d'ali
un disegno di ellissi nel chiarore
una quiete di tenore infinito
con i turisti ancora da venire
e di sola parola rumorosi
con la gente del posto
intrisa di veste immacolata
addentrato in sogno par essermi
di realtà immaginaria conquistato