ciclostilato interno - numero unico - ottobre 1980

ciclostilato interno - numero unico - ottobre 1980













Anonimo (piero simoni) - Borgo Cappuccini, 311   57100 Livorno -






era rimasto solo in casa per ascoltare la musica o leggere mentre la moglie era andata ai giardini con la bambina, se gli restava un po' di tempo li avrebbe raggiunti più tardi.
Aspettò qualche minuto seduto a tavola a rincorrere i suoi pensieri poi si alzò, sparecchiò la tavola lentamente; provava una certa soddisfazione a far le cose piano, come se le percepisse meglio ed era anche una presa di posizione contro l'accelerazione di tutti i giorni, per lui che cercava di non essere travolto dalla "corrente". Andò nella sua stanza dopo aver terminato il lavoro in cucina e mentre stava cercando un disco gli venne in mente di pettinarsi i capelli all'indietro con l'acqua.
Davanti allo specchio cominciò a ravviarsi i capelli ripercorrendo tutti i suoi soliti pensieri non appena rivedeva la sua faccia: e la fronte troppo spaziosa e curva, e i denti storti, il mento troppo piccolo e indietro; intanto si pettinava avvicinandosi allo specchio, accendendo la luce per vedere, verificare l'avanzamento della calvizie.
Spostava il pettine da sinistra a destra, da destra a sinistra per misurare le stempiature, ecco, in quel punto temeva di perdere i capelli, èh sì, erano più corti, non riusciva a farli stare insieme agli altri, allora, quasi si volesse punire, evidenziava maggiormente questa sua nascente calvizie pettinando i capelli morenti in direzione opposta degli altri, così guardava come sarebbe diventato, poi, la perdita anche di altri capelli, la testa con una rosa tutta pelata. Una tristezza infinita gli si disegnava sul volto, un disappunto irrefrenabile traspariva dal gesto secco della mano. Avrebbe voluto raparsi ancora, come fece l'anno precedente, ma sua moglie non voleva ed anche a lui, a cose fatte, sarebbe dispiaciuto, allora si bagnò , come altre volte, la testa, poi con forza si frizionò con l'asciugamano, quasi li volesse punire per la loro debolezza e infine li pettinò.
Quanto ancora sarebbero durati quei capelli? Quale sarebbe stata la sua faccia senza capelli? Anche il rammarico, l'ironia, dei capelli bianchi sopra gli orecchi; gli erano sempre piaciuti i capelli bianchi, invidiava le persone che li avevano, forse perché aveva sentito, da ragazzo, che erano interessanti e piacevano alle donne; i suoi diventavano sì bianchi sopra gli orecchi, ma inesorabilmente cadevano sopra la fronte.
Stanco, distrutto stava per uscire dal bagno quando fece d'improvviso marcia indietro per rivedersi, un attimo solo, liberato dal suo pessimismo. Ecco, forse potevano anche durare, ne aveva visti tanti uomini di una certa età che avevano un ciuffetto sulla fronte. Ritornò a pettinarsi sulle tempie e questa volta gli parvero meno ampie, sì, erano più radi i capelli, ma in quel punto era piuttosto normale, quanti avevano tanti capelli e in quel punto una certa riduzione.
Si ravviava i capelli e stranamente gli parevano ora più copiosi, a momenti si fermava e si distanziava inclinando in un senso e nell'altro la testa per vedere tutto l'insieme, la faccia, con quel tipo di attaccatura di capelli, forse era quasi normale anche se la fronte rimaneva piuttosto alta e le stempiature evidenti, del resto, anche se di poco, aveva superato la trentina, una certa caduta era inevitabile a quella età. Ora che era più calmo, li vedeva quasi normali e perché no, con quelle striature laterali bianche, anche belli; attribuiva ora il giudizio negativo di qualche minuto prima al suo stato emotivo, facilmente tendente al peggior pessimismo, ora, si sentiva meglio ed era quasi contento se non fosse stato per un certo disappunto che gli affiorava nella mente e cioè il tempo perso allo specchio.
Insieme a questo dispiacere si faceva sentire anche la stanchezza, non gli bastava neanche pensare che la sua poteva essere più una contraddizione che una mania, del resto anche i grandi avevano avevano le loro contraddizioni.
Il tempo gli era quasi tutto volato, quel tempo tanto ricercato per trascorrerlo fra le sue carte, la lettura, chiesto con insistenza alla moglie e alla figlia, ottenuto e sciupato malamente come altre volte. In questo nuovo stato d'animo non era più sicuro sulla sorte dei suoi capelli, se li avrebbe persi o no, restava confuso e impotente con gli occhi a terra senza guardare finché, finalmente, si ritrovò nella sua stanza.
Come un cane bastonato prese un saggio sull'arte che avrebbe dovuto finire  di leggere già da tempo e, lentamente, si perse nella lettura.
Dopo nemmeno un quarto d'ora però il campanello suonò, e lui dovette interrompere, facendo buon viso a cattiva sorte e portandosi dentro quel rammarico del tempo buttato fino all'ora di coricarsi.


anonimo 1979