Poesia e narrativa marginale postale - maggio 1980

Poesia e narrativa marginale postale             


ciclostilato interno -  maggio 1980







" La parola poetica è pericolosa: è fascino
e abisso, non enigma ma paradosso dell'e-
nigma e, qualche volta, sua parodia. L'eni-
gma è sacro,  è rituale e  dovere di decifra-
zione. La poesia non ha svelamenti, non ha
un vero da esibire: la  sua verità  è questa 
assenza  di  piani, è  questo  canto che , ta-
gliato ,  continua  a  cantare,  e  si  fa  beffe
degli  spadoni  del  potere,  o  delle  bocche
 metronome di chi chiede o implora modera
zione"



da "La Parola Innamorata" (Feltrinelli)





Come avevo annunciato esce questo ciclostilato che dovrebbe essere una "dilatazione" del discorso avviato con "Poeti Marginali Postali". Lo spazio si offre ad un confronto e ad una analisi sulle proprie opinioni in merito alla poesia, oltre che alla pubblicazione del lavoro dei collaboratori. E' un organo collettivo, anche se fa capo ad un unico curatore, dove se è vero che l'epistola viene un po' snaturata, è anche vero che una documentazione, anche se minima, un notiziario, uno scambio multiplo è necessario: lavorare insieme, contribuire un po' tutti alla nascita, ormai si può già dire alla crescita, della POESIA POSTALE.
                 Rientra comunque nel postale dal momento che viene utilizzato e rispedito ai collaboratori cioè ai "postali" e a pochissimi "intimi".
La collaborazione allora è aperta a tutti (ogni autore è responsabile dei propri scritti - non si restituiscono i testi - può accadere che per  ragioni di spazio ed economiche  non tutto il  materiale venga pubblicato), si richiedono interventi di vario tipo purché relativamente brevi e battuti a  macchina, questo per evitare disguidi sul testo, infine avverto ancora che avendo un ciclostile non posso riprodurre immagini se non a prezzi insostenibili. Il materiale che mi è arrivato e che non è in questo numero lo stamperò in seguito.
Ringrazio tutti i collaboratori augurando buon lavoro

p.s.
Li, 22.3.80







da una lettera di p. simoni a c. di scalzo

...il tuo dissentire quindi trova un naturale sbocco nel ciclostilato (...) con le sue aggiunte e risposte, da parte di tutti. E' necessaria una dialogazione costruttiva che miri, fino dove è possibile, alla chiarificazione ed alla costruzione là dove c'è da costruire, per esempio la "Poesia Postale" è un "edificio" al quale dobbiamo tutti lavorare se si vuole che sia uno spazio attivo e significativo.
Posso anticiparti che nella introduzione a "Poeti Marginali Postali" non ho voluto essere prosaico, per niente assomigliare ai prefatori dell'editoria ufficiale che non fanno altro che esibirsi nell'esibizione, nel crogiolarsi in verbalismi senza senso. E' probabile che in questa mia riduzione, unitamente alla difficoltà del tema: ultime poetiche e poesia e modo di essere poeta in divenire, al limite fra la certezza e l'incognita del nuovo, abbia , anziché chiarito, confuso le acque. Certo è che merita più spazio, un'analisi profonda, il contributo prezioso di tutti, in questo la tua osservazione e proposta, anche se avvertita da più parti oltre che dal sottoscritto, risulta pertinente e ben accolta. Ti invito pertanto a spedirmi le tue osservazioni, il tuo dissentire al quale, come ti ho detto, darò spazio nella mia "povera" editoria.
Nel ringraziarti per la tua lettera ti saluto cordialmente

piero

Li, 21.3.80








di Anonimo (piero simoni) a Bruno Sullo                    li, 29.2.80


Caro Sullo
in giornata calda, incredibile per il mese di febbraio ho visto certo simoni lavorare sodo la terra, di zappa e di vanga come da tempo non gli accadeva. pareva sereno, addirittura felice, se la felicità non fosse soltanto una parola, senza senso. al termine della mattina, riposati gli attrezzi del lavoro è risalito in macchina con la moglie e la figlia per far ritorno a casa.
(devo dire che il simoni da tempo vive in uno stato di alienazione, pare per certi disturbi psichici-depressivi che talvolta lo assalgono. decide così di non vedere la televisione, ormai da mesi, di non leggere quotidiani, di non ascoltare la radio, di essere presente fisicamente ma assente mentalmente in ogni rapporto sociale quotidiano.
trascorre molto del suo tempo in campagna o chiuso nella sua stanza ad ascoltar musica, spesso scrive lettere, anche a se stesso, in una dimensione temporale alterata. legge fumetti alla sua bambina e gli piace vederla correre sul campo verde sotto il sole. trascorre lunghissimi minuti a guardare le foglie di un albero che vibrano al vento, o il mare celeste nella sua profondità. nei suoi occhi si legge un flagello che pare lo debba colpire da un momento all'altro.)
in macchina ha guidato come sempre, calmo distratto assente.
Giunto a casa ha trovato nella cassetta della posta anche la tua lettera.
come è sua abitudine, insieme alle altre l'ha aperta ma non l'ha letta, mostrava tuttavia di gradirla. il giorno dopo, in una sala d'attesa della mutua l'ha letta, con aria distaccata come se si parlasse di cose lontane, incuriosito anche per l'interessamento e l'opinione di un organo ufficiale culturale. Non era totalmente certo che le cose per lui stessero in quel modo, ma gli andava lo stesso, visto che nemmeno lui sapeva esattamente chi fosse.
notando la serietà e la difficoltà del lavoro che avevi intrapreso, ebbe per te un pensiero di simpatia. poi, riposta la lettera nella tasca del suo giubbotto appeso all'attaccapanni, sprofondò in un lungo silenzio.
Ti ho parlato io di lui, in quanto, in quei periodi che sopra ti dicevo, difficilmente lui ti avrebbe risposto. 
                                                    un saluto

                                                                                   Anonimo












una lettera di p. simoni a Walter Passelli                             li, 2.3.80



camminava lentamente, guardando gli alimenti ben ordinati nei banchi, con un'aria assente o comunque non certo con l'aria di chi guarda per comprare. quei piccioni, quei conigli, quei polli, così come erano messi, ripiegati su se stessi, magari senza testa, sotto la pressione del nailon, lo portavano lontano, immaginava che al posto di quei polli ci fossero gli uomini, che ci fosse lui.
era anche naturale che il pollo dopo la sua breve vita ora fosse lì ad assolvere il compito di alimentazione dell'uomo, ma come tutte le cose che hanno un principio e una fine, anche lui doveva pur morire. guardava allora i tacchini che avevano la testa posta lateralmente con il becco rivolto verso l'alto come la pancia, e non poteva fare a meno di guardargli gli occhi, immaginando come sarebbero stati i suoi. Quanti erano quegli animali, nella loro totalità la cosa pareva anche meno dolorosa.
non poté fare a meno di scorgere uno di quei tacchini che con il becco aveva perforato il velo di plastica, ebbe un sussulto, per un attimo pensò che l'animale fosse ancora vivo, poi immaginò che quello fosse un ultimo gesto di ribellione, certo non lo poteva più guardare così scomposto. cercò di passare ad un altro banco ma non poté fare a meno di osservare, mentre si allontanava con la testa inclinata, la manipolazione delle persone che via via si appressavano davanti a quel banco. l'osservazione esperta e ravvicinata alla luce del neon, il rifiuto, la rimozione degli animali sottostanti.
si diresse infine verso articoli diversi, ma il passo non era deciso e lo sguardo più assente, una pena nuova lo feriva, una impotenza contro la logica quotidiana cittadina ancora lo minacciava.


all'amico Walter che io tengo in grande stima ed è valvola di sfogo per le mie velleità di vita.

                                          piero