Poesia Postale agosto 1981

Poesia Postale   agosto 1981








Piero Simoni


"...è vero quello che dici: "In sostanza una poesia (o anche un racconto o una qualsiasi altra forma di scrittura) può essere contemporaneamente sia diffusa attraverso le poste sia pubblicata attraverso una rivista o inclusa in un libro. Del...", almeno anch'io penso questo però, non sottovaluterei una cosa, e cioè il fatto che la "poesia postale" offre la possibilità di eludere la così detta "canalizzazione" ufficiale; non è più necessario infatti fare "i conti" con la cultura imperante, accettandone in favore o in sfavore le proprie regole. Esasperando la posizione ideologica della "poesia postale" si può dire che si colloca al di là  anche di una alternativa al sistema culturale, perché non è una aggregazione di opposizione, ha semplicemente uno spazio che può garantire la minima e sufficiente comunicabilità.
Personalmente io credo che ci siano gli elementi oggi, a livello sociale e a livello ufficiale di cultura operante, per garantire la "poesia postale" come spazio intimo alternativo totale cioè, e non vorrei peccare di presunzione con questo atteggiamento analitico, si stanno ricreando i presupposti storici, anche se per altre vie, che in epoca passata dette origine a movimenti marginali alternativi, mi riferisco all'epoca fascista, che costituirono successivamente l'unica vera poesia. Nel testo di Pietro Mazzamuto (Pascoli ed. Palumbo 1973) a pag. 48 si trovano scritte, riferite all'oppressione fascista, queste parole: " ...l'apertura verso schemi ideologici di compromesso e di imposizione; la necessità di operazioni marginali fuori della cultura ufficiale per creare i vivai della cultura seria; la situazione di una parenerica esteriore e magniloquente, da un lato, e di una polemica silenziosa e intima, dall'altro la creazione di un movimento legalitario, consacrato, autorizzato, che risultò infecondo e vuoto, e di un movimento sotterraneo, tollerato o sconfessato, che diede i suoi frutti e mantenne viva la nostra migliore tradizione di pensiero e di critica."
Ora, le condizioni che ci spingono ad una valutazione simile della società culturale sono diverse, più che oppressione infatti, atteggiamento tollerante, oggi si può parlare di inflazione culturale, di annullo della personalità del lettore in una politica di svuotamento delle energie individuali e collettive, dell'alternanza di falsi miti, della ricerca disperata di un benessere consumistico, ecc...
Il mondo culturale ufficiale e talvolta anche una certa frangia alternativa non ci sembra che possa essere cambiato dall'interno, esso è troppo "grosso" e troppo "gonfio di sé" per accettare una autocritica, ci sono troppi interessi di mercato che lo frenano, troppe vanità da soddisfare, troppi falsi, errati convincimenti da difendere.
La "poesia postale" oltre a scambi di natura poetica offre (ed è suo dovere coltivare) uno scambio di natura critica sulla poesia, sulla questione sociale attuale, sulla vita in genere, ecc... e, francescanamente direi, essa può essere anche utilizzata (in una rinuncia a più ampi conforti o gratificazioni, in una dolorosa ma purificatrice intimità) per una comunicazione la più piccola possibile cioè quella fra due corrispondenti, che trovino, ai capi del mondo, le stesse implicazioni materiali e spirituali che sono dell'essere, e ritengano utile per se stessi scambiarsi.
La "poesia postale" è un qualcosa che va verso la poesia.

Pienza, 25.6.81