POESIA POSTALE ciclostilato interno dicembre 1981

POESIA POSTALE  

ciclostilato interno   dicembre 1981






Piero Simoni in risposta a Ubaldo Giacomucci su "POESIA MARGINALE E MARGINALITA' DELLA POESIA"



Innanzi tutto ringrazio Ubaldo Giacomuzzi per il suo intervento che dà la possibilità di dialogare intorno alla Poesia Postale, che io ritengo una dilatazione o ramificazione del discorso della Mail Art, di estrema importanza.
La Poesia Postale è uno spazio di cui l'alternativa culturale deve appropriarsene, che non può in ogni caso ignorare, pena la frettolosa eliminazione di una delle poche aree di vera comunicazione poetica. Che la Poesia Postale sia un discorso  da migliorare, da correggere, io direi addirittura da costruire, non ci sono dubbi, certo questo lavoro lo si fa affrontando gli argomenti, cercando di porsi il problema postale così come, in questa occasione, ha fatto Ubaldo Giacomucci, promotore di un dibattito che io mi auguro divenga il più ampio possibile e costruttivo possibile, con il contributo quindi dei poeti postali, nell'interesse di tutti. 
Detto questo passo senz'altro ad analizzare e a rispondere al testo di Giacomuzzi nel quale io trovo più di un punto sa discutere.
E' da verificare infatti se la riflessione sulla Mail Art sia "... in uno stadio avanzato, tanto che poco, pochissimo può essere aggiunto in tal senso"; qui a mio avviso si deve scindere la questione Mail Art nazionale e internazionale, è una cosa infatti la Mail Art nazionale, con tutti i suoi problemi etici e culturali, con tutti i fraintendimenti e le storpiature che si sono e si stanno verificando; un'altra cosa è la Mail Art internazionale, gestita senz'altro in modo più professionale e maturo. Forse influisce il fatto che l'Italia ha aderito tardi alla Mail Art, una delle ultime nazioni europee, forse l'arroccamento su falsi ideali di cultura, non escluso l'interesse mercificatorio da difendere, che hanno frenato l'Italia a respirare nel cielo della Mail quest'aria nuova; forse l'incomprensione di questo fenomeno libertario, forse le difficoltà che incontra ogni cosa sana a inserirsi in questo nostro paese, in un periodo, quello attuale, particolarmente colpito da ogni tipo di involuzione: culturale, morale, economica, ecc.. Certo è che di fatto in Italia, di Mail Art nel senso pieno del termine, non si può parlare; direi che ci sono nel nostro paese operatori che sono in contatto con operatori stranieri, che saltuariamente anche all'interno operano, ma che un movimento italiano mail, nel senso  di una aggregazione forte, che lavora di scambi continui, di verifiche, che costituisce un campo vero di alternativa al sistema culturale ufficiale, non esiste, malgrado l'impegno e l'efficacia di alcuni, ma troppo isolati, operatori promotori come Vittore Baroni, Daniele Ciullini e pochi altri.
Quello che avviene cioè in altri paesi, dove la Mail Art costituisce una forza con cui la cultura ufficiale deve fare i suoi conti, consideriamo che in alcuni paesi vengono fatti corsi di laurea all'università che in altri paesi ancora, per via della situazione politica e l'uso che certi operatori fanno della Mail Art, questi stessi operatori vengono perseguiti. Certo non bisogna strumentalizzare in nessun senso la Mail Art, quindi neanche politicamente, ma non si può nemmeno accettare il modo fiacco, per gran parte conpromissorio, con cui viene espressa in Italia.
Da noi, a parte le resistenze culturali, che come ho detto sono grosso problema, ci sono nell'area postale troppi che si preoccupano della pubblicazione, della presenza in una elite postale, rinnegando quasi la marginalità e la comunicazione vera e diretta; un atteggiamento che trova le radici nell'area conservatrice e ufficiale.
Il problema quindi sulla Mail Art italiana è apertissimo, tutt'altro che a uno stadio avanzato al quale pochissimo può essere aggiunto. Bisognerebbe discutere a fondo la questione italiana e confrontarci con l'esterno, questo, attraverso il dibattito e le verifiche, può essere tentativo di risoluzione al quale dovremmo tutti partecipare.
Le pagine di questo ciclostilato sono aperte, naturalmente, a qualsiasi contributo.

Sulla Poesia Postale

La Poesia Postale è una proposta, una progettazione di poesia anche "lineare", insisto su "anche", perché non soltanto lineare; nata in Italia, perché se è vero che l'Arte Postale italiana è in ritardo rispetto alla Mail Art internazionale, è un dato di fatto che la progettazione della Poesia Postale è italiana, che deriva dalla Mail Art, ma da questa autonoma per il suo vasto e complesso campo di operazione, autonoma anche perché nella Mail Art si tendeva e si tende a privilegiare l'immagine. Oggi, comunque, il discorso è più ampio, per fortuna si è inserito anche il sonoro, con la veicolazione delle cassette, quindi il discorso non è più settoriale e ancorato alla sola immagine come lo era agli inizi. (Rivoluzionario è il "Postale", le altre cose poi come l'arte stessa, la poesia, le cassette, gli oggetti, i films, ecc.., sono una conseguenza.).
In termini di puro scambio di materiali poetici "lineari" che costituiscono, o dovrebbero costituire, secondo me, una specializzazione della Mail Art, così come in seguito lo potranno essere le cassette ed ancora i films e quello che volete; specializzazioni però che non saranno in contrasto fra di loro, ma nella loro autonomia avranno la possibilità di svilupparsi appieno.
Non per fare della cronaca e rivendicare delle priorità, ma la Poesia Postale, come proposta, è nata alla fine del 1979, quindi è cosa molto giovane, allorché il sottoscritto richiamo l'attenzione dei mail artisti e non, sulla possibilità di allargare il discorso mail, in modo più deciso alla poesia, ed anche, soprattutto di tipo "lineare", con l'allestimento di una antologia, intitolata "Poeti Marginali Postali", che voleva essere un conoscersi, un aderire, un contarsi, sulla volontà di far maturare questo discorso in chiave puramente poetico "verbale", parallelamente al discorso già avviato sull'immagine dalla Mail Art.
Sono trascorsi due anni e qualcosa, non troppo per la verità, si è mosso. Qualche scambio poetico "lineare" c'è, esiste un ciclostilato aperiodico di poesia postale, quello che io curo, esiste un certo dibattito, e lo testimonia anche questo mio intervento, ma bisognerebbe però far di più, si poteva e si doveva essere più avanti.
Ripeto, per evitare fraintendimenti, che la Poesia Postale è solo una diramazione della Mail Art, che essa non esclude le altre forme di poesia, che essa è solo una componente specialistica, come domani lo potranno essere le cassette e i films, e tutto il resto. E' normale che ognuno operi nelle forme che più gli sono congeniali, anche esclusivamente in una disciplina, non c'è da scandalizzarsi, né da ritenere reazionari (cosa che non è stata detta da Ubaldo Giacomucci, ma che qualcuno, erroneamente, potrebbe pensare) perché certi usano una espressione tipicamente verbale.
Detto che nella Mail Art la poesia (verbale) non trova ampio spazio, c'è da dire che nel campo ufficiale  la poesia si presentava e si presenta ancora oggi legata alla volontà mercificatrice di un editore, elusiva di molti momenti poetici e di molti operatori poetici, privilegiando una elite di autori e di pubblico consenziente. La Poesia Postale quindi, sfruttando le linee statuarie della Mail Art, elude l'editore, elude il lettore più o meno asservito, si fa interprete di una tematica diretta e coinvolgente degli operatori, i quali vivono la loro poesia nello scambio e e nella verifica continua, quindi nell'arricchimento del proprio essere, senza intermediari, senza critici, senza vuoti temporali mortificanti.Tutto questo non per la realizzazione vanitosa della propria personalità, ma per la discussione immediata delle proprie tematiche e l'aderenza al proprio tempo; una marginalità, quella dell'Arte Postale in genere, che tende a inserire l'individuo, questa volta recuperato e quindi con un atteggiamento attivo nel contesto sociale. Già l'aggregazione di mail artisti costituisce, del resto, un nucleo di socialità. Questo non è poco, fosse solo per questa speranza, per questi tentativi (e dobbiamo rendere merito al padre di tutto, alla Mail Art), la Poesia Postale avrebbe ed ha, io credo, un grande significato.
La Poesia Postale allora è una delle componenti della totalità della poesia, non è in antitesi con nessuna, né tanto meno con il messaggio postale. La cosa che conta, non dimentichiamolo, è il "Postale", la cosa che consente di far veicolare tutto: immagini, films, cassette, parole scritte; da una città all'altra, da un paese all'altro, in breve tempo, con spese accessibili; la possibilità di confluire su argomenti, di impegnarsi con la propria partecipazione, di verificare le proprie idee.
La Poesia Postale, proprio perché nasce dall'Arte Postale, e in Italia, si porta dietro o insiti i problemi che abbiamo toccato, sulla sbilenca e debole affermazione che la Mail Art ha avuto fino ad oggi nel nostro paese. Pretendere infatti che le cose nella Poesia Postale funzionino bene, quando non funzionano nell'Arte Postale (italiana), è vera utopia. Diciamo che i problemi corrono paralleli o sono conseguenti; le stesse difficoltà cioè che ha incontrato la Mail Art, le incontra la Poesia Postale, perché agisce nello stesso terreno, nei medesimi problemi sociali e culturali, perché trova molti operatori scarsamente convinti della validità del mezzo postale o ancora troppo ancorati all' "ufficialità". Una crescita consapevole degli operatori dell'Arte Postale porterà un aumento degli operatori più squisitamente "lineari" che se è vero che oggi non sono molti, costituiscono un numero sufficiente per prendere in considerazione il "movimento". Non è poi da escludere per il futuro l'ipotesi che sia la Poesia Postale a sopravanzare l'Arte Postale, trovando nella cosiddetta "alternativa poetica" consensi e adesioni. Questo lo diciamo non per stabilire stolti primati, ma per il perdurare dell'atteggiamento dell'Arte Postale italiana e la preoccupazione che in noi suscita. La verità è che nel campo postale ci sono delle grosse difficoltà economiche e organizzative, particolarmente in Italia, visto il confronto con gli altri paesi dove i promotori riescono ad ottenere sensibili appoggi. Da noi siamo veramente nel campo della marginalità, voluta naturalmente; ma proprio per questo difficile; si va avanti per la buona volontà di qualcuno che, in proprio, porta avanti le occasioni di incontro, di verifica, le stesse riviste, sia d'arte che di poesia, vengono allestite individualmente (immaginate i tempi di lavoro che occorrono per realizzare un numero, sostanzioso, di Poesia Postale: si va dalla lettura e raccolta della posta, alla battitura a macchina sulle matrici, alla stampa col ciclostile, alla rilegatura, alla spedizione. Tutto questo nel contesto di una vita familiare, unito alle proprie individuali necessità culturali. Alcuni operatori che si sostituiscono quindi agli editori; ed anche questo rientra nello statuto del "Postale".
C'è poi l'aspetto economico, che purtroppo incide sui tempi di pubblicazione, e talvolta mortifica certe nuove proposte di stampa.
Comunque siamo agli inizi, si può sperare che nel nostro ambito culturale "pubblici" e "individuali" crescano in numero, che la stessa credibilità della Poesia Postale (anche dell'Arte Postale) e la convinzione che la frangia degli operatori aumenti, superando gli ostacoli che vi sono oggi frapposti. Questo naturalmente dipende da noi tutti. In una situazione del genere, parlare d'internazionalità della Poesia Postale è prematuro, occorre infatti che essa si rafforzi all'interno, per essere poi "esportata". Qualche approccio c'è stato, ma le difficoltà, come è facile intendere, si moltiplicano; c'è infatti il grosso problema della comprensione della lingua, sia per uno scambio personale che per la gestione di una rivista. Forse, l'adozione di una lingua comune, tipo l'inglese, può aiutare; certo è che in questa direzione il discorso è più complicato, ma non è detto che sia impossibile.

Livorno, 24.11.81