LA STRADA DI CAMPAGNA
LA STRADA DI CAMPAGNA
poesie 2010 - 2012
la strada di campagna
poesie 2010 - 2012
di Piero SimonI
luglio 2020 ISBN 9798667841418
Printed by Amazon Italia Logistica S.r.l.
Torrazza Piemonte (TO), Italy
Da La strada di campagna
il cielo colora il mare
nel gennaio dopo lunghe piogge
colora le colline e i condomini
unisce la mia presenza al paese lontano
fa di ogni verde il mio intorno
il
cielo colora anche il posto
dove sei
sepolta madre
facendo i tuoi capelli
color turchese
il volto di comprensione
segnato
nei tuoi occhi l'abbraccio
materno
e il cruccio di non prestar
l'opera
ma dall'aldilà egualmente
infinito è il
sostegno
14 gennaio 2010
si scendeva in sala
macchine nel fragore del motore
il
tremore misto all'odore di nafta della sentina
oli e incombusti con le sigarette sormontati
si scendeva nelle viscere della nave
di giorno di notte con ogni tempo
in
questa e in quella commessa comandati
a
fendere l'acqua in onda salata
turni
sempre uguali
dove i mesi gli anni
consumano il tempo
gli occhi celavano la
pena per l'amore lontano
i figli
piccoli senza la tua presenza
i periodi
di ferie brevi stordenti
lo sguardo
agli altri del posto
in ogni porto
rubato
nel fumo di un bar dall'alcool
vanificato
una vita nel sogno
assaporata
nell'azzurro del mare
annegata
ora sulla banchina
con la veste del turista nel tempo lontano
guardo le imbarcazioni ormeggiate
il cunicolo buio dell'anima scandagliato
un frammento che è stato di dura connivenza
per il viaggio finale preziosa esperienza
19 gennaio 2010
le donne a Poggetti che alla "fontina"
riempivano le brocche e sulla testa
camminando sciolte in equilibrio
il mio sguardo di bimbo
nel verde nel giallo della campagna
con mia madre vicino
altro ritmo dei giorni allora
tempo di televisione e cellulari oggi
io con il sorriso dell'innocenza
ora come fosse passato un'eternità
in un attimo racchiuso
3 marzo 2010
guardavo a terra i lombrichi sgusciare
come anguille fuori dalle pozzanghere
seguivo con gli occhi le formiche
laboriose e al loro rifugio destinate
le lucertole che al sole sostavano
prendendole anche e tenendole in mano
compagni delle mie ore collegiali
al dopoguerra di devastazione
guardavo in terra un mondo da scoprire
unitamente alle erbe nuove
l'alloro nel gioco a nascondino
la raccolta dei pinoli
e nelle pine la resina profumata
l'impetuosa primavera
oggi in età matura
guardo il mare e l'orizzonte
in alto fra le nuvole
per cogliere la connessione
13 marzo 2010
io che sono di te nonno
guardo la tua figurina esile di bimbo
con la maglietta e le scarpe colorate dello sport
i capelli liberi in volo al sobbalzo della corsa
gli occhi luminosi nel pensiero infinito
ingenue le tue parole di occasioni e mostri
che compongono il tuo mondo di visione
leggero sospeso ti muovi come un aquilone
al campo collinare di periferia
dal vento di maggio sospinto
16 marzo 2010
venne il giorno della festa nuziale
tu eri gioiosa come è di ogni giovane
che ha atteso i giorni
radiosa nel lungo vestito bianco
stellare ai miei occhi di padre
il giro in macchina nella parte storica
gli invitati in numero ridotto
la cerimonia il rito del riso
i tuoi occhi uniti alla luce del sole
nel mattino di fine settembre
di un anno da non dimenticare
ognuno incontro a te e al tuo sposo
per le congratulazioni
gli auguri di ogni bene
un po' in disparte solo ti guardavo
sapendo che poco la convenzionalità gradivi
nella commozione nessuno in volto vedevi
accettando di ciascuno le parole uguali
io non volendo il tuo sogno guastare
in silenzio al tuo cuore parlavo
15 aprile 2010
mi portavi in piazza della Repubblica
nel pomeriggio assolato per il gioco dei bimbi
le macchine intorno non c'erano allora
sembrava un parlatorio con i genitori sulle panchine marmoree
la mia stella filante da lanciare in cielo
nelle evoluzioni rosee disegnate gli occhi rapiti
io senza cognizione di tempo senza sapere del futuro
con te madre vicino isola felice del mio sguardo in approdo
un giorno nelle grate a terra che danno sul fosso
la stella filante si è persa in un baleno inghiottita
incredulo sono rimasto immobile per il sogno svanito
nuova era la stella il gioco da ricominciare
passo di rado ora da quella piazza
le panchine al loro posto vuote con i lampioni di compagnia
mute le grate ad ogni luce del giorno
dalle fessure sdraiati nessuno il baluginio dell'acqua vede
intorno un frastuono di auto gente indaffarata
non è più usanza il parlatorio il gioco dei bimbi
l'evoluzione in terra della tua stella madre
in un pertugio si è persa in un baleno inghiottita
28 aprile 2010
camminavo fuori le mura
oltre il bosco di Porciano
nelle strade sterrate
l'erba copiosa
tutt'intorno i campi a ulivi i cipressi
sono rimasto solo con il cielo in fronte
le nuvole bianche
uno stormo di uccelli
al sole morbido del mattino di maggio
lontano da ogni pensiero
e visione di urbano coinvolgimento
io soltanto sospeso senza altri il sostegno
una luce intorno
una pace dentro mi faceva concorde
dell'armonia che ai miei occhi si apriva
un istante sembrandomi un'eternità
2 maggio 2010
si ricomponeva mia madre
quando andavo a trovarla all'ora del passo
arrendevole al male che la stava uccidendo
rinunciando a sé e alle vicende comuni
lo sguardo dalla profondità del buio
riaffiorava in una luce solo per me
io dagli impegni quotidiani preso
dal lavoro industriale stordito
non coglievo il suo strenuo dibattimento
in conflitto con la morte per placar il mio animo
come quando si faceva carico del mio pianto
lasciando solo a me il sorriso
si ricomponeva mia madre
7 maggio 2010
la terrazza Mascagni
bagnata dalla pioggia
in un giorno di maggio
senza frequentatori
il pavimento a scacchi
un cielo grigio
con il mare dimesso
allo scoglio dove tu stavi madre
come una visione
una luce si compone
mentre silente avanzo il passo
le case e la strada distante
nell'acqua purissima
non il mio volto traspare
dal cappello nascosto
ma il tuo
incontro a me sorridente
deviando i miei capelli di bimbo
sfiorandomi le sopracciglia
stringendomi in un abbraccio
8 maggio 2010
l'odore dell'acqua che dalle
pietre veniva
nella campagna di
Poggetti al nostro passaggio
oggetto
della fermata ristoratrice
fresca e
pura nel caldo dell'estate
chiusa con
uno zipolo di legno nel tubo
odore
improvviso della natura aggiunto
scoperta per me bimbo
con il tuo
insegnamento madre
in comunanza di
suoni visioni
gioia infinita che non
sapevo e solo sentivo
su questa terra
in stretta aderenza di anime
12 maggio 2010
i mercantili numerosi ogni
giorno alla rada
in attesa del molo per
il movimento delle merci
disegnati
nell’orizzonte al cielo di ogni colore
quanto ho anelato alla vita di terra
quando giovane ero nella cuccetta e nella sala macchine
quanto le assurde ore consumate al neon
all’odore oleoso di nafta della sentina
incombusto dei gas del motore principale e
dell’elettrogeno
la luce del sole
repressa la libertà compressa
l’amore
lontano il tempo in divenire oscurato
in
giro per mari di ogni specie sbattuto
la
vita alla banchina che dalla rada si vedeva
gente di ogni parte del mondo che aveva dei giorni il dono
momenti che il cuore faceva accesi
in mille anfratti pareva a loro di avere anche malanni
ma solo per noi la vita era altrove
6 giugno 2010
il
vento di giugno al mattino
lungo il
mio passaggio sul mare
in assenza
ancora di qualcuno
delicato e
salmastro
giovanile nei ricordi
in un attimo fuggiti
sfiora la mia guancia
come un bacio
altro dal ragazzo
che sono stato
come ha sfiorato la
tua
quando c'eri madre
rimane nel ritorno
il soffio comune del vento
che
ci fa eguali più vicini
seppur in
diversi luoghi dislocati
25
giugno 2010
una
suora magra
di carnagione molto
chiara
dopo mia madre mi stava in
fronte
forse con lo stesso cuore
maestra elementare nel collegio
dove in anticipo ero
una suora dolce con i piccoli
reduci dai disastri nel post bellico
la sua salute troppo fragile
han strappato subito
quel fiore
appena nato
da dure figure poi
sostituito
iniziava il cammino fra
gli umani
29 giugno 2010