Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale di Eugenio Montale


Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale di Eugenio Montale - Satura - Xenia II - 5 - Arnoldo Mondadori Editore 1971
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Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tutt'ora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Lo svolgersi del pensiero poetico è, come al solito, agile, perentorio, non lascia spazio a giochi di parole, ad inutili intellettualismi. La constatazione che non vi è nient'altro che la propria fragile condizione umana. L'intelligenza, con lucida analisi, scava all'interno dell'essere mettendo a nudo tutta la propria manchevolezza. Nelle sue parole una quiete rassegnata, ma emerge un disperato bisogno d'amore che si conclude in una amara solitudine. L'amore ha colmato per lungo tempo i suoi "vuoti", poi la sua perdita, così questa poesia può far intendere che nell'abisso in cui il poeta poco a poco é sceso é stato l'appoggio dell'amata che lo ha sostenuto, sono le sue pupille, "sebbene tanto offuscate", con cui ha guardato il mondo. Ed ora che lei non c'è più, la dinamicità della vita più non lo tocca, è ad ogni "gradino" sull'orlo del precipizio; il tempo impiegato dal pensiero  a scandagliare il dolore dell'anima nella sua incapacità di vivere.
 Ho memoria di aver sentito Montale dire, in una delle sue ultime apparizioni televisive, se non ricordo male, ma il concetto era quello: "..ho vissuto al cinque per cento; per favore non aumentate la dose"! (P.S.)
23 dicembre 2009