I sassi che raccolgo
I libri di "Adige panorama" - n. 18
III premio "Città di Bolzano 1976"
Prefazione di Giulio Maria Marchesoni
Bene: Simoni ci ha lanciato il suo messaggio nella bottiglia, da una spiaggia fascinosa e conquistata con intelligente pazienza, e noi lo abbiamo raccolto. Sempre così: da secoli i giovani lanciano le loro bottiglie, da secoli gli anziani le raccolgono, leggono il messaggio, poi le ributtano in mare. Talora con rimorso, tal altra con indifferenza, spesso con gioia maligna. Ma questo manoscritto, fin dalla prima volta che ho avuto in mano, mi ha interessato.
Il taglio sereno del discorso, l'atteggiamento dialogato della costruzione lirica, la vivezza e la pulizia delle immagini (si sente il pittore), mi hanno subito colpito.
"Che ne sarà degli alberi di via Montebello...": si apre così un discorso svagato e casuale in apparenza, che ha qualcosa di nascostamente feroce, una crudeltà portata avanti come sottovoce, sicché il lettore non se ne avvede che quando ormai ne è coinvolto ed intrigato. Sicché, quando si legge : " la morte non risparmierà neanche te, piccola..." ormai c'è dentro e guarda indietro agli alberi di via Montebello come il marinaio nella tempesta guarda al porto da cui è partito; ma non può tornare indietro. Dopo lette le sadiche frivolezze di Simoni, non può chiudere il libro ed ignorarlo. Lo avrà letto realmente: lo avrà dentro. Non dobbiamo certo pretendere da questo giovane più di ciò che egli può darci, anche perché è spesso male dare alla poesia ancora in nascere una responsabilità troppo dilatata. Questa è una progettazione di un complesso spazio lirico: "...ma il tempo mi è scappato / e sono morto come un cretino".
Ecco un'espressione labile e graffiante, in cui noi sentiamo una, forse voluta, rozzezza di forma. La mancanza di una esperienza, che però forse, se ci fosse, imbriglierebbe l'Autore fino ad annichilirlo. Se qualcosa però bisogna dire sul Simoni, è che egli ha qualcosa da dire: questo è raro e prezioso, perché, specialmente in Italia, purtroppo, moltissimi sono coloro che si mettono a fare versi di sole belle parole.
Simoni, di belle parole, ne ha poche: "...tristezza, / nel darti una mano a crescere...", ecco, direi proprio che quell'espressione, "darti una mano", così apparentemente impoetica, è quella che mi ha conquistato. Questo è un linguaggio reale, non realistico, linguaggio quotidiano, telefonico, conviviale, stradale.
Diamo quindi il benvenuto a queste poesie del Simoni, leggiamole con attenta partecipazione, perché rappresentano il primo passo di un giovane che forse potrà darci molto di più di quanto da lui ci aspettiamo.
Intanto ci ha dato una poesia seria e sofferta, e un pensiero concreto e costruttivo.
E non è poco.
Giulio Maria Marchesoni
Recensione di Giorgio Fontanelli del 1977 a I SASSI CHE RACCOLGO edito dalla Edinord di Bolzano, vincitore del III Premio al "Città di Bolzano" 1976 :
Della sua primitiva condizione di marittimo, Piero Simoni sembra aver conservato una cosa almeno, quasi una maledizione: e cioè, che è quasi impossibile, per una lettera o per una recensione, raggiungerlo al porto giusto. Ogni volta, è già salpato. Ogni volta, la notizia arriverà già vecchia.
Oggi, è vero, può andare tranquillo al mercato, in centro con la moglie e la figlia, può fissare il sole come un vecchio amico, senza chiedergli la rotta: ma la solitudine è la medesima, medesima la difficoltà di far sopravvivere la poesia in una società incarnata di ferro come un mercantile, dove dopo gli spossanti turni di guardia l'unica evasione pare il fumetto, il calcolo degli straordinari, l'incomprensibile televisione straniera, il volto della ignota prostituta sul prossimo molo.
Per di più, lasciato il mare, Piero Simoni ha avuto la sorte di trovar lavoro presso l'inceneritore di una grande città - un'altra primalinea dell'infinito fronte della solitudine e della precarietà - quasi il mare si fosse vendicato del suo tradimento buttandolo sulla spiaggia in mezzo ai mille un po' folli rifiuti di una libecciata.
Piero Simoni sa tutto questo come d'un male incurabile. S'è caricato sulle gracili spalle il suo dio funesto, accetta ogni sua sfida e la ribatte piantando poesie come pianta gli ulivi e la vite nel po' di terra che s'è comprata coi risparmi del mare, deciso a metter radici anche su una terra risentita e offesa, quella in cui è ancora possibile sentirsi "vecchio / e un po' felice" - magari a raccogliere inutili sassi, raccoglierli come un ebete, dice, e portarli nello studio come orfani o passerotti. "E col pennello li vesto di colore / dolcemente fortemente / su ogni cavità su ogni venatura / per meglio sentire / la mia cara terra".
A leggerle, queste poesie dedicate appunto a "I sassi che raccolgo" (intelligentemente premiate al concorso Città di Bolzano 1976), ci danno la radiografia di un personaggio perdente, "come un ebete", "come un cretino", "come un brocco", incapace di perdonarsi di non poter essere una cosa seria in una cosa seria qual è la vita e la terra.
Ma non è così - marittimo o contadino, proletario o intellettuale, poeta o pittore, la chiave con cui Simoni legge il mondo e con cui noi possiamo leggere i suoi versi, è quella di avere "occhi oltre la morte". Allora, tutte le cose - gli alberi di Via Montebello, un mercantile qualsiasi, la figlia Sara che dovrà perdonarlo, il palazzo senza voci con scale sgombre e muri puliti dove ora abita e dove "non succede niente / proprio niente / a nessuno" - si fermano in una luce d'eternità.
Una poesia, quella del Simoni, scoperta e pagata tutta di persona, come la vita - la vita di "un bimbo povero": "fra gli altri lo distingui / e non ti riesce di rimproverargli / quei calzoni più brutti / quegli occhi più tristi / quei sogni più lunghi che nelle tasche nasconde"...
Perché, dei suoi lunghi sogni, quel bimbo povero è incredibilmente generoso con tutti.
Giorgio Fontanelli
"Adige Panorama" n. 26, dicembre 1976
I verbali delle giurie
"La Nazione", Firenze, lunedì 20.6.1977
" Adige Panorama" n. 27, marzo 1977
"Gabbiola", novembre 1977
"La Ballata" n. 4, novembre/dicembre 1977
Tra i libri ricevuti segnaliamo "I sassi che raccolgo" di Piero Simoni, terzo premio Città di Bolzano 1976, editrice Edinord, per la collana "Adige Panorama".
Simoni è di Livorno, diplomato al Nautico. Invece di fare il marinaio, ha preferito restare a terra, impiegato in una azienda municipalizzata, e fare "viaggi di carta", con la fantasia o meglio, raccogliendo la realtà che lo circonda, e le impressioni che il suo animo di poeta gli suggerisce di fronte ai muri vecchi, ai sassi della sua città.
"...Che ne sarà degli alberi di via Montebello / e tutti gli altri / quando il libeccio si riverserà su Livorno / che ne sarà delle mie strade...".
E ancora. "...Come m'ingannai quella sera / su un mercantile qualsiasi / ad ascoltar nella luce serale / una musica traditrice.../ scesi per sempre da quella giostra / con nelle tasche due spiccioli di soldi / con negli occhi il pianto represso / di un sogno buttato..."
Questo Simoni, neanche trentenne, è un poeta fresco, con uno stile personale, filtrato anche dalla sua dura matrice di pittore moderno, legato alle ricerche del gruppo " Support - Surfage", sulla linea dell'essenzialità dello spazio colore. In questo senso il suo libro di versi ci sembra di notevole interesse e volentieri lo segnaliamo a chi, lettore o addetto ai lavori, tenti una nuova strada fuori dalla lezione macchiaiola tradizionalista e del perbenismo ad oltranza.
ennepi
(Edgardo Perini)
"Adige Panorama" n.30, dicembre 1977