L'uscita mattutina di Giorgio Caproni


L'uscita mattutina di Giorgio Caproni, da IL SEME DEL PIANGERE (1954 - 1958)    
L'uscita mattutina
   Come scendeva fina
e giovane le scale Annina!
Mordendosi la catenina
d'oro, usciva via
lasciando nel buio una scia
di cipria, che non finiva.
   L'ora era di mattina
presto, ancora albina.
Ma come si illuminava
la strada dove lei passava!
  Tutto Corso Amedeo,
sentendola, si destava.
Ne conosceva i neo
sul labbro, e sottile
la nuca e l'andatura
ilare - la cintura
stretta, che acre e gentile
(Annina si voltava)
all'opera stimolava.
  Andava in alba e in trina
pari a un'ape regina.
Andava col volto franco
(ma cauto, e vergine, il fianco)
e tutta di lei risuonava
al suo tacchettìo la contrada.
Versificazione al solito fluida, emozionale, le parole calibrate che servono  a tracciare un quadro di aerea suggestione. Vi è tutto il sapore della giovinezza, della bellezza, lo stupore; ed anche l'amarezza nostalgica per un qualcosa di meraviglia che presto fugge, rimanendo nei corridoi oscuri della memoria. Scendeva le scale "Annina", ragazzina, mordendosi la catenina,"lasciando nel buio una scia" che a lungo durava. L'alba carica di promesse, ma non ancora pienamente risplendente, in lei trovava, illuminando tutta la contrada, la sua vera luce, risvegliandola con il suo "tacchettio", con la sua purezza di "bimba". Tutti la conoscevano nella sua figurina, tutti si sentivano vogliosi di fare, contagiati  dal suo bagliore in rapido passaggio. (P.S.)
26 dicembre 2009