Piero Simoni, uomo e poeta


"Al bridge con l'autore", presentazione Casermetta di Porta Santa Maria, Associazione Culturale "Cesare Viviani" Lucca  (23 marzo 2011)

invito




presentazione


Fabrizio Cuneo:












Piero Simoni e Vittorio Baccelli
con il relatore Fabrizio Cuneo
Lucca, 23 marzo 2011

Sulla motivazione poetica
di Piero Simoni

Ci sono varie interpretazioni della poesia, così come della scrittura narrativa; mutevoli sono anche le ragioni personali. C'è chi le dà un connotato di veridicità, il così detto filone realistico, poi il neorealismo, diverso da esso il realismo magico; vi è la poesia simbolista e quella fantascientifica, quella surreale, filosofica, introspettiva, politica, di impegno civile, religiosa; numerose quante le ragioni dell'uomo che si esprime come meglio crede, facendo una scelta, seguendo anche il suo periodo storico. Una corrente segue l'altra ed anche ritornano, rimanendo costante il bisogno di esprimersi, di affermare la vocazione artistica e con essa la presenza sulla terra. Quali siano dominanti, fra questi filoni, è un po' riduttivo, ognuno ha senso nel suo tempo, quello che conta, se mai, è che ci sia autenticità di espressione e non manierismo, speculazione; la poesia deve scaturire dall'anima. Certe scelte che si fanno sono obbligate, dettate dai tempi, altre volte scaturiscono dalla interiorità, come espressione di qualcosa che già era all'origine in noi, era già nato insieme a noi. Non si può sfuggire al nostro destino, forse lo si può comprimere, se operiamo "contronatura", ma esso, in parte, in qualche forma, si rivelerà, pena lo sbandamento, lo squinternamento della persona che si allontana dalla sua essenza, finendo per essere, probabilmente, un disadattato.
Occorre del tempo, agli inizi, per capire in quale direzione operare, se si ha la vocazione artistica; cosa abbastanza comune, solo per certuni molto accentuata da dover, per forza, essere "diversi". La fase di presa coscienza della propria identità può essere lunga e travagliata, alla fine però viene fatta una scelta di campo; è necessario schierarsi per operare, varranno, da quel momento, i contenuti.
Ho sentito fin da ragazzo qualcosa dentro ed intuito che avrei scritto negli anni della maturità,

per questo i miei occhi hanno cominciato a guardare, la mia mente ad incorporare, come se di ogni cosa dovessi prendere visione, partecipando per meglio esserne consapevole, il tutto per un'analisi, una riflessione, che si sarebbe risolta nell'espressione artistica, prevalentemente nella scrittura, con la poesia in ruolo primario e di più alta autenticità. Ho così vissuto come un reporter dell'anima, in ogni luogo consapevole di essere presente, ma anche testimone, che avrei poi ricucito in silenzio la trama della mia presenza. E' così che nella mia scelta di campo mi sono trovato ad interiorizzare sempre più l'osservazione, ritenendo che lo scandaglio spirituale della vita individuale costituisse un percorso importante, di comune interesse all'intera comunità, avvincente nel suo avvicinamento al mistero, sublime.
Durante il periodo lavorativo di tipo industriale, la sensibilità artistica, non certo astrusa dalla realtà che stavo vivendo, si è espressa per intuizioni, osservazioni minimali, lampi, e non poteva essere diversamente dato il forte coinvolgimento esterno, lo scarso tempo di raccolta al ritmo interiore; non sono mancati però gli accostamenti essenziali all'esistenza, con tutte le implicazioni della vita, trattate brevemente, ma forse, per il carattere spoglio, con sufficiente incisività. In questo ambito le poesie raccolte nei vari testi di "anomia" sono indicative, con i temi dei giovani, del mondo del lavoro, gli anziani, i bimbi, l'amore, ecc... . Dicevo lampi, perché in effetti erano folgorazioni, attimi, che mi lasciavano attonito, ed io, diligentemente, annotavo e riportavo come fosse un diario poetico, per lunghi anni. Una esperienza di meraviglia che, se anche nel contesto pubblico e produttivo mi ha fatto soffrire per la diversità patita, ha regalato una visione particolare della stessa vita, arricchendomi, illuminando il percorso.
Con "poesie - autunno 2008" vi è il tratto di congiunzione fra il "prima" e il "dopo" della mia produzione poetica; in questo libro infatti, che è solo indicativo rispetto a quanto sviluppato, l'osservazione è un po' più estesa, analitica, memoriale, inglobante quelli che io definisco, ricordando Saba, i personaggi. L'aderenza a episodi, a soggetti incontrati nella vita quotidiana, è evidente, qui c'è la storia individuale recuperata per immagini, emozioni, umane conoscenze; il mondo del lavoro è ancora fortemente presente, data anche la vicinanza temporale, per cui la visione è ancora squisitamente terrena: lacci e laccioli della mente sono ancora vivi e presenti, così come l'odore dei fumi della combustione industriale. Il testo nella pagina si è allungato, le figurazioni espresse offrono maggiori dettagli, perché dall'emozione pura si è passati all'evocazione, che dà un'altra emozione, di tipo intellettuale, non umorale, fisica. Debbo dire che questo libro ha anche un connotato sperimentale, in quanto, nella sua realizzazione, mi sono posto su una linea di pensiero che contemplasse la figura del "poeta" sempre presente nella quotidianità, cioè, se uno è poeta, è poeta per sempre, il suo modo di vedere avrà una angolazione particolare, così il suo sguardo su uomini, cose ed eventi, si colorerà di questa sua luce. Un poeta è per sempre, non solo quando si accinge a scrivere, ecco che l'incedere dei giorni, con i pensieri, le riflessioni, si fa puntuale, serrato, come è la presenza nel vivere comune. Gli argomenti sono i più disparati, quelli che coinvolgono tutti ogni giorno, è il corso della vita che entra dentro di noi, impregnando il nostro animo. Non sono poesie sparse, recuperate per temi similari o facenti capo ad un periodo particolare, sono poesie quotidiane, che rispettano la cadenza temporale giornaliera: l'espressione di chi non fa il poeta per abnegazione, per esercizio, ma è poeta in carne ed ossa, ogni ora e ogni istante.
Distanziato ancora di più il tempo dal periodo industriale, lungo e per certi versi devastante, anche se recuperato come fonte di ricchezza e aderenza alla realtà per la memoria, l'analisi, la riflessione poetica si è fatta lunga, pienamente estesa, secondo la gestione ampia dei propri sentimenti dovuta alla maturità, al tempo ora rallentato, utile per sostare nei meandri dell'anima, dalla distanza che appunto intercorre con i vincoli sociali. Pagato il debito pubblico ora ci si può avventurare nell'infinito cosmo delle percezioni individuali, che ci fanno emblema dell'umanità intera, con la nostra presenza sulla terra. Da questa solitudine, in un rinnovato esercizio della mente, il pensiero affronta la condizione esistenziale, il rapporto con i propri simili, le origini della percorrenza, la destinazione morale e spirituale; l'universo entra in gioco e pone il suo punto di domanda, la vita non è soltanto quella utilitaristica del soddisfacimento dei bisogni, c'è qualcos'altro che preme, ci coinvolge, a cui siamo chiamati a dare risposta: le ragioni dell'essere e la sua dimensione nello spazio e nell'infinito. Una risposta che non ha un carattere religioso, ma di uomo nel contesto, al di sopra di una risoluzione filosofica.
In questo senso "i tigli nascosti" sono l'espressione poetica calzante, questa produzione, anche qui

più numerosa del testo pubblicato, sancisce la visione pacata e globalmente estesa di una riflessione che si fa forza della maturità ulteriore raggiunta, direi totale, per la connotazione del "tempo globale" che la sostiene, e le nuove percezioni che esso comporta.
L'universo ora è più vicino, entra nella sfera dei pensieri, nella quotidianità di ogni giorno, lo sguardo si eleva al cielo e fra le nuvole scorge qualcosa, il sole quasi estende il suo braccio sollevandoci, c'è una sensazione astrale mai prima conosciuta, si è quasi staccati dal suolo, si comunica mentalmente, segretamente, con le stelle, si è parte di esse, si nuota nel cosmo in una festa, in un coro, che è inno alla vita.
Noi ci siamo, partecipi del tutto, legati, vincolati agli elementi dello spazio, come particelle infinitesime, ma presenti, l'umanità intera proiettata nell'infinito: un miracolo di presenza, noi, il privilegio di esserci, costituenti la storia del globo, la nostra terra, ma nell'insieme di tutti i sistemi. Non apparteniamo solo a noi stessi, siamo parte del tutto, nell'universo il nostro ruolo non è neanche banale, costituiamo la vita dell'umano, specie vivente simile ad altri animali, ma dotato di coscienza, di pensiero, che può guardare l'intorno e capirlo, se non con le armi della scienza, con l'intuito della poesia. Nel globo che gira sul suo asse e intorno al sole, nella propria ellisse, con le nostre case in agglomerato di convivenza, con i nostri amori e conflittualità particolari, le nostre ingiustizie e guerre, l'assurda devastazione di quello che a giusta ragione si può ritenere un paradiso terrestre, noi ci stacchiamo, elevandoci nello spazio aereo e nell'infinito, noi siamo anche quella parte spirituale che rende conto solo a se stessa e al tutto, noi siamo anche altri da noi stessi, siamo di più. L'energia che ci deriva, la forza di movimento, non scaturisce solo dal nostro sangue, dai nostri muscoli, ma dallo stesso sole che è nello spazio, i suoi raggi ci scaldano, ci svegliano, illuminano il paesaggio, danno vita alla natura che ci sostiene, ci nutre ed è compagna: viviamo per ciò che dall'alto ci deriva. Senza il sole non ci sarebbe vita, non ci saremmo, l'esistenza quindi ci viene comandata da un qualcosa che è superiore, noi come entità del tutto, non come corpi estranei, non possiamo infatti fare a meno di essere vincolati all'universo, di essere parte integrante dell'infinito. Che non si riesca ad inquadrare la nostra "posizione" fra i sistemi dello spazio, non significa che essa non esista, che non sia vera; i nostri limiti di pensiero, di orizzonte, ci impediscono di collocarci, ma noi siamo in volo, sospesi, nel contesto altro che poco ha a vedere con la materialità quotidiana. Le distrazioni di ogni giorno pare che ci allontanino dal cosmo, ma siamo figli del tutto, piccole foglie di una quercia secolare, mutevoli ad ogni stagione, rinnovabili certo, ma tutti presenti nell'unico ceppo, dall'unica linfa legati. Forse il viaggio nell'universo è appena iniziato, esso si specchia, si riflette nell'anima, penetrando in essa, andando alla ricerca di ogni angolo riposto, con attenzione e partecipazione, si può meglio definire lo "spazio" che ci circonda; occorre del tempo, una vita intera, una disposizione d'animo particolare, quasi uno spirito d'avventura, coraggio; non è escluso il raggiungimento della meta, non è esclusa la risoluzione dell'enigma, ognuno deve porsi il problema della sua superiore esistenza, ognuno deve porsi in cammino per affrontare il "viaggio interiore".
Rinunciare a questo significa perdere l'occasione di una magnifica configurazione, di una esaltante conoscenza ed esperienza, rinunciare significa letteralmente rimanere a terra, confinati solo nel nostro particolare, in una dimensione soltanto utilitaristica. E' vero che la vita umana offre inestimabili bellezze, vedi l'amore, i figli, lo stesso ambiente naturale che ci circonda, ma il tutto può essere inquadrato ed elevato all'ennesima potenza se posti in relazione al cosmo tutto e all'infinito. Forse la conoscenza dell'anima è ancora molto scarsa, come ancora poco si sa dello spazio, la luna, così vicina a noi e ancora non presidiata stabilmente dall'uomo; dovranno passare ancora secoli per raggiungere scoperte più qualificanti, veramente migliorative della vita degli uomini; altrettanto tempo per la scoperta più dettagliata dell'anima, anche se ha un connotato infinito e quindi non completamente conoscibile. Al momento non resta che un percorso individuale, con i mezzi della propria capacità intuitiva, la nostra sensibilità, coadiuvata dalla disponibilità della ragione, del vivere quotidiano, per raggiungere, con la dote che pensatori e poeti ci hanno fatto, regalandoci già la risoluzione di una parte del cammino, quella dimensione che ci ponga in relazione con il tutto, ciascuno al suo grado di raggiungimento, comunque in armonia con il creato, felici di esserci nel firmamento, foglia del miracolo della natura, fra le mille e mille di ogni stagione, nell'unica quercia secolare.

Piero Simoni

Lucca 21 marzo 2011

                           

(tratto dalla presentazione "Piero Simoni, uomo e poeta", Casermetta di Porta S. Maria delle Mura Urbane, Lucca, Associazione Cesare Viviani, 23 marzo 2011)

Mensile "Il Centro", anno XI - n° 111, maggio 2011