Piero Simoni, uomo e poeta
Lucca, 23 marzo 2011
di Piero Simoni
Ci
sono varie interpretazioni della poesia, così come della scrittura
narrativa; mutevoli sono anche le ragioni personali. C'è chi le dà
un connotato di veridicità, il così detto filone realistico, poi il
neorealismo, diverso da esso il realismo magico; vi è la poesia
simbolista e quella fantascientifica, quella surreale, filosofica,
introspettiva, politica, di impegno civile, religiosa; numerose
quante le ragioni dell'uomo che si esprime come meglio crede, facendo
una scelta, seguendo anche il suo periodo storico. Una corrente segue
l'altra ed anche ritornano, rimanendo costante il bisogno di
esprimersi, di affermare la vocazione artistica e con essa la
presenza sulla terra. Quali siano dominanti, fra questi filoni, è un
po' riduttivo, ognuno ha senso nel suo tempo, quello che conta, se
mai, è che ci sia autenticità di espressione e non manierismo,
speculazione; la poesia deve scaturire dall'anima. Certe scelte che
si fanno sono obbligate, dettate dai tempi, altre volte scaturiscono
dalla interiorità, come espressione di qualcosa che già era
all'origine in noi, era già nato insieme a noi. Non si può sfuggire
al nostro destino, forse lo si può comprimere, se operiamo
"contronatura", ma esso, in parte, in qualche forma, si
rivelerà, pena lo sbandamento, lo squinternamento della persona che
si allontana dalla sua essenza, finendo per essere, probabilmente, un
disadattato.
Occorre del tempo, agli inizi, per capire in quale
direzione operare, se si ha la vocazione artistica; cosa abbastanza
comune, solo per certuni molto accentuata da dover, per forza, essere
"diversi". La fase di presa coscienza della propria
identità può essere lunga e travagliata, alla fine però viene
fatta una scelta di campo; è necessario schierarsi per operare,
varranno, da quel momento, i contenuti.
Ho sentito fin da ragazzo
qualcosa dentro ed intuito che avrei scritto negli anni della
maturità,
per
questo i miei occhi hanno cominciato a guardare, la mia mente ad
incorporare, come se di ogni cosa dovessi prendere visione,
partecipando per meglio esserne consapevole, il tutto per un'analisi,
una riflessione, che si sarebbe risolta nell'espressione artistica,
prevalentemente nella scrittura, con la poesia in ruolo primario e di
più alta autenticità. Ho così vissuto come un reporter dell'anima,
in ogni luogo consapevole di essere presente, ma anche testimone, che
avrei poi ricucito in silenzio la trama della mia presenza. E' così
che nella mia scelta di campo mi sono trovato ad interiorizzare
sempre più l'osservazione, ritenendo che lo scandaglio spirituale
della vita individuale costituisse un percorso importante, di comune
interesse all'intera comunità, avvincente nel suo avvicinamento al
mistero, sublime.
Durante il periodo lavorativo di tipo
industriale, la sensibilità artistica, non certo astrusa dalla
realtà che stavo vivendo, si è espressa per intuizioni,
osservazioni minimali, lampi, e non poteva essere diversamente dato
il forte coinvolgimento esterno, lo scarso tempo di raccolta al ritmo
interiore; non sono mancati però gli accostamenti essenziali
all'esistenza, con tutte le implicazioni della vita, trattate
brevemente, ma forse, per il carattere spoglio, con sufficiente
incisività. In questo ambito le poesie raccolte nei vari testi di
"anomia" sono indicative, con i temi dei giovani, del mondo
del lavoro, gli anziani, i bimbi, l'amore, ecc... . Dicevo lampi,
perché in effetti erano folgorazioni, attimi, che mi lasciavano
attonito, ed io, diligentemente, annotavo e riportavo come fosse un
diario poetico, per lunghi anni. Una esperienza di meraviglia che, se
anche nel contesto pubblico e produttivo mi ha fatto soffrire per la
diversità patita, ha regalato una visione particolare della stessa
vita, arricchendomi, illuminando il percorso.
Con "poesie
- autunno 2008" vi è il tratto di congiunzione fra il "prima"
e il "dopo" della mia produzione poetica; in questo libro
infatti, che è solo indicativo rispetto a quanto sviluppato,
l'osservazione è un po' più estesa, analitica, memoriale,
inglobante quelli che io definisco, ricordando Saba, i personaggi.
L'aderenza a episodi, a soggetti incontrati nella vita quotidiana, è
evidente, qui c'è la storia individuale recuperata per immagini,
emozioni, umane conoscenze; il mondo del lavoro è ancora fortemente
presente, data anche la vicinanza temporale, per cui la visione è
ancora squisitamente terrena: lacci e laccioli della mente sono
ancora vivi e presenti, così come l'odore dei fumi della combustione
industriale. Il testo nella pagina si è allungato, le figurazioni
espresse offrono maggiori dettagli, perché dall'emozione pura si è
passati all'evocazione, che dà un'altra emozione, di tipo
intellettuale, non umorale, fisica. Debbo dire che questo libro ha
anche un connotato sperimentale, in quanto, nella sua realizzazione,
mi sono posto su una linea di pensiero che contemplasse la figura del
"poeta" sempre presente nella quotidianità, cioè, se uno
è poeta, è poeta per sempre, il suo modo di vedere avrà una
angolazione particolare, così il suo sguardo su uomini, cose ed
eventi, si colorerà di questa sua luce. Un poeta è per sempre, non
solo quando si accinge a scrivere, ecco che l'incedere dei giorni,
con i pensieri, le riflessioni, si fa puntuale, serrato, come è la
presenza nel vivere comune. Gli argomenti sono i più disparati,
quelli che coinvolgono tutti ogni giorno, è il corso della vita che
entra dentro di noi, impregnando il nostro animo. Non sono poesie
sparse, recuperate per temi similari o facenti capo ad un periodo
particolare, sono poesie quotidiane, che rispettano la cadenza
temporale giornaliera: l'espressione di chi non fa il poeta per
abnegazione, per esercizio, ma è poeta in carne ed ossa, ogni ora e
ogni istante.
Distanziato ancora di più il tempo dal
periodo industriale, lungo e per certi versi devastante, anche se
recuperato come fonte di ricchezza e aderenza alla realtà per la
memoria, l'analisi, la riflessione poetica si è fatta lunga,
pienamente estesa, secondo la gestione ampia dei propri sentimenti
dovuta alla maturità, al tempo ora rallentato, utile per sostare nei
meandri dell'anima, dalla distanza che appunto intercorre con i
vincoli sociali. Pagato il debito pubblico ora ci si può avventurare
nell'infinito cosmo delle percezioni individuali, che ci fanno
emblema dell'umanità intera, con la nostra presenza sulla terra. Da
questa solitudine, in un rinnovato esercizio della mente, il pensiero
affronta la condizione esistenziale, il rapporto con i propri simili,
le origini della percorrenza, la destinazione morale e spirituale;
l'universo entra in gioco e pone il suo punto di domanda, la vita non
è soltanto quella utilitaristica del soddisfacimento dei bisogni,
c'è qualcos'altro che preme, ci coinvolge, a cui siamo chiamati a
dare risposta: le ragioni dell'essere e la sua dimensione nello
spazio e nell'infinito. Una risposta che non ha un carattere
religioso, ma di uomo nel contesto, al di sopra di una risoluzione
filosofica.
In questo senso "i tigli nascosti" sono
l'espressione poetica calzante, questa produzione, anche qui
più
numerosa del testo pubblicato, sancisce la visione pacata e
globalmente estesa di una riflessione che si fa forza della maturità
ulteriore raggiunta, direi totale, per la connotazione del "tempo
globale" che la sostiene, e le nuove percezioni che esso
comporta.
L'universo ora è più vicino, entra nella sfera dei
pensieri, nella quotidianità di ogni giorno, lo sguardo si eleva al
cielo e fra le nuvole scorge qualcosa, il sole quasi estende il suo
braccio sollevandoci, c'è una sensazione astrale mai prima
conosciuta, si è quasi staccati dal suolo, si comunica mentalmente,
segretamente, con le stelle, si è parte di esse, si nuota nel cosmo
in una festa, in un coro, che è inno alla vita.
Noi ci
siamo, partecipi del tutto, legati, vincolati agli elementi dello
spazio, come particelle infinitesime, ma presenti, l'umanità intera
proiettata nell'infinito: un miracolo di presenza, noi, il privilegio
di esserci, costituenti la storia del globo, la nostra terra, ma
nell'insieme di tutti i sistemi. Non apparteniamo solo a noi stessi,
siamo parte del tutto, nell'universo il nostro ruolo non è neanche
banale, costituiamo la vita dell'umano, specie vivente simile ad
altri animali, ma dotato di coscienza, di pensiero, che può guardare
l'intorno e capirlo, se non con le armi della scienza, con l'intuito
della poesia. Nel globo che gira sul suo asse e intorno al sole,
nella propria ellisse, con le nostre case in agglomerato di
convivenza, con i nostri amori e conflittualità particolari, le
nostre ingiustizie e guerre, l'assurda devastazione di quello che a
giusta ragione si può ritenere un paradiso terrestre, noi ci
stacchiamo, elevandoci nello spazio aereo e nell'infinito, noi siamo
anche quella parte spirituale che rende conto solo a se stessa e al
tutto, noi siamo anche altri da noi stessi, siamo di più. L'energia
che ci deriva, la forza di movimento, non scaturisce solo dal nostro
sangue, dai nostri muscoli, ma dallo stesso sole che è nello spazio,
i suoi raggi ci scaldano, ci svegliano, illuminano il paesaggio,
danno vita alla natura che ci sostiene, ci nutre ed è compagna:
viviamo per ciò che dall'alto ci deriva. Senza il sole non ci
sarebbe vita, non ci saremmo, l'esistenza quindi ci viene comandata
da un qualcosa che è superiore, noi come entità del tutto, non come
corpi estranei, non possiamo infatti fare a meno di essere vincolati
all'universo, di essere parte integrante dell'infinito. Che non si
riesca ad inquadrare la nostra "posizione" fra i sistemi
dello spazio, non significa che essa non esista, che non sia vera; i
nostri limiti di pensiero, di orizzonte, ci impediscono di
collocarci, ma noi siamo in volo, sospesi, nel contesto altro che
poco ha a vedere con la materialità quotidiana. Le distrazioni di
ogni giorno pare che ci allontanino dal cosmo, ma siamo figli del
tutto, piccole foglie di una quercia secolare, mutevoli ad ogni
stagione, rinnovabili certo, ma tutti presenti nell'unico ceppo,
dall'unica linfa legati. Forse il viaggio nell'universo è appena
iniziato, esso si specchia, si riflette nell'anima, penetrando in
essa, andando alla ricerca di ogni angolo riposto, con attenzione e
partecipazione, si può meglio definire lo "spazio" che ci
circonda; occorre del tempo, una vita intera, una disposizione
d'animo particolare, quasi uno spirito d'avventura, coraggio; non è
escluso il raggiungimento della meta, non è esclusa la risoluzione
dell'enigma, ognuno deve porsi il problema della sua superiore
esistenza, ognuno deve porsi in cammino per affrontare il "viaggio
interiore".
Rinunciare a questo significa perdere
l'occasione di una magnifica configurazione, di una esaltante
conoscenza ed esperienza, rinunciare significa letteralmente rimanere
a terra, confinati solo nel nostro particolare, in una dimensione
soltanto utilitaristica. E' vero che la vita umana offre inestimabili
bellezze, vedi l'amore, i figli, lo stesso ambiente naturale che ci
circonda, ma il tutto può essere inquadrato ed elevato all'ennesima
potenza se posti in relazione al cosmo tutto e all'infinito. Forse la
conoscenza dell'anima è ancora molto scarsa, come ancora poco si sa
dello spazio, la luna, così vicina a noi e ancora non presidiata
stabilmente dall'uomo; dovranno passare ancora secoli per raggiungere
scoperte più qualificanti, veramente migliorative della vita degli
uomini; altrettanto tempo per la scoperta più dettagliata
dell'anima, anche se ha un connotato infinito e quindi non
completamente conoscibile. Al momento non resta che un percorso
individuale, con i mezzi della propria capacità intuitiva, la nostra
sensibilità, coadiuvata dalla disponibilità della ragione, del
vivere quotidiano, per raggiungere, con la dote che pensatori e poeti
ci hanno fatto, regalandoci già la risoluzione di una parte del
cammino, quella dimensione che ci ponga in relazione con il tutto,
ciascuno al suo grado di raggiungimento, comunque in armonia con il
creato, felici di esserci nel firmamento, foglia del miracolo della
natura, fra le mille e mille di ogni stagione, nell'unica quercia
secolare.
Piero Simoni
Lucca 21 marzo 2011