Remoto di Giorgio Bàrberi Squarotti


Da GLI AFFANNI, GLI AGI E LA SPERANZA, Remoto di Giorgio Bàrberi Squarotti,   ed.L'arcolaio 2008
Remoto
Meditabonda e nervosa, stringendo
le labbra scarlatte e scuotendo le chiome
luminose, la donna, in piedi, nella
lieve aurora aspettava: nero l'abito
sontuoso, ampio, ma nude le mammelle
piccole e tonde, che leggere un poco
si agitavano nell'ansia del cuore.
Più in là c'era la pianura e, forse,
la cima di una torre, e, solitario,
un colle di tenebrosi cipressi,
e l'ondeggiare altrove di un canale
che porta al più remoto lago. Quella
è la sua meta? Laggiù è la quiete,
dove deporrà sopra il prato tenero
il vestito, come un'ombra perduta
per sempre, ci sarà soltanto luce
e il suo candido corpo si potrà
confondere, disteso, con le enormi
rose ugualmente chiare e, trasparente, 
una nuvola breve che sta, immobile,
sull'orlo della sua vita.

Rappresentazione figurata di quello che potrebbe essere un sogno. Al di là dei simboli e dell'allegoria che può anche trarre in inganno, vi è da apprezzare, nella dialogazione fluida, la capacità di estendere il pensiero, le immagini che si susseguono con ricchezza di particolari, rumori, sapori. La natura espressa in tutta la sua spettacolarità, percepita e descritta frammento per frammento. La bellezza femminile al suo pari si congiunge in un quadro di insieme che fa apparire, in contrasto con la frenetica realtà quotidiana delle auto e dei computer, una immagine d'incanto. Un senso di fragilità accomuna bellezza e vita, tutto corre verso la quiete "al più remoto lago" dove sull'erba lascerà il vestito "..come un'ombra perduta". La morte concorre a dare alla vita la sua essenza di bellezza assoluta e di fugacità. (P.S.)
26 dicembre 2009